Uno non fa nemmeno in tempo a scrivere: è un genio, che Michael Moore scopre la sua seconda natura, o forse la prima: quella del cialtrone. A Roma nella conferenza stampa per il lancio del suo nuovo, magnifico, documentario Sicko, da ieri nelle sale italiane, il lardoso regista, che al berrettino da baseball e alla t-shirt blu, ha aggiunto degli osceni pantaloni corti, spara con perfidia nel mucchio. Facendosi prendere la manona dal livore ideologico, (quasi) assente nel film, dove comunque trapela il suo odio per lamministrazione Bush e il presidente americano, accusato, senza perifrasi, di aver incamerato un assegno di 891mila dollari dalla lobby farmaceutica-assicurativa, ma, beninteso, erano fondi per la campagna elettorale.
Bene, a Roma, lantipatia, per usare un eufemismo, di Moore verso Bush, si trasmette per irrefrenabile contagio al suo più fedele alleato, Berlusconi. «Voi avete avuto per anni un governo di centrodestra con presidente del Consiglio Berlusconi, una persona che ammirava lAmerica e voleva imitarla. Berlusconi ha cercato di tagliare la rete di sicurezza sociale, riducendo i finanziamenti. Il nuovo governo ora deve riparare il casino che Berlusconi ha creato. Vorrei dare un consiglio allItalia, invece di tagliare i fondi per sostenere guerre Usa illegali, è meglio che i soldi tornino ai cittadini». Bravo, bene, bis.
Moore deve aver orecchiato qua e là quel che succede in Italia durante il viaggio in aereo e poi ha tenuto il suo comizio politico. Peccato che in Sicko, citando di straforo lItalia e il suo sistema sanitario, lautore labbia messa al secondo posto nella Sanità mondiale, subito dietro la Francia. Una posizione che il pur prodigioso gabinetto Prodi non può aver conquistato in un solo anno. Vuoi vedere che una piccola parte di merito spetta quindi al vituperato governo Berlusconi e, magari, al suo ministro della Salute Sirchia, conduttore della vittoriosa guerra al fumo nei locali pubblici?
Prodigo di suggerimenti, Moore liscia il pelo alluditorio: «Mangiate pasta integrale e supererete i francesi». Una parabola biblica («grazie per avermi permesso di tenere la mia conferenza a due passi dal Vaticano») viene a puntino al Gesù Cristo extralarge per una gratuita battuta sul nemico pubblico numero uno: «Berlusconi non entrerà mai nel regno dei cieli». Quindi, bontà sua, smette di azzannare lunica preda per fingersi ideologicamente imparziale: «Al di là delle politiche di destra e sinistra, in Italia cè la visione che il malato deve essere curato.
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