da Roma
Malgrado il suo passato verde, il sottosegretario agli Esteri, Gianni Vernetti, oggi della Margherita, non ha alcun dubbio: «Un nostro disimpegno in Afghanistan sarebbe un atto unilaterale contro le Nazioni Unite e contro lEuropa. Siamo in quel Paese insieme a 36 nazioni europee, insieme agli Usa e con un forte mandato Onu».
Onorevole Vernetti, ben tre ministri del suo governo non ne vogliono sapere di un decreto legge che confermi limpegno italiano in Afghanistan, e chiedono «discontinuità». Secondo lei cosa può voler dire?
«Non lo so, ma non è questo che importa. È certamente utile raggiungere lintesa dentro lUnione nella consapevolezza che dobbiamo mantenere un impegno allinsegna del multilateralismo. Ma sono certamente daccordo che accanto allimpegno militare si debba puntare ad un maggiore impegno nel civile».
In che modo lItalia si può fare garante di questo impegno nel civile?
«Maggiori aiuti economici per la ricostruzione ma soprattutto lavorare per il nation building. Dobbiamo dare una mano a costruire la nazione, la struttura Stato. Ed è con questo scopo che abbiamo stabilito, di intesa con lOnu, di tenere a Roma una conferenza internazionale su questo tema e parlare di giustizia, Stato di diritto, lotta al narcotraffico».
A proposito, nei giorni scorsi si è parlato di un forte incremento del traffico della droga che si basa sulla coltivazione di oppio, attività primaria del popolo afghano, aumentata proprio in questi ultimi anni...
«La lotta al traffico è unattività di lungo corso. È indubbio che servono più soldi e che si deve fare di più. Il nostro obiettivo è che dalla conferenza di Roma esca un piano concreto elaborato in accordo con la comunità internazionale».
Non è preoccupato del dissenso di una parte della sua coalizione al decreto legge del governo?
«Certo sulle scelte di politica estera convergere è meglio. Ma limportante è che il decreto arrivi in aula e che si faccia un dibattito serio».
E se la vostra posizione passasse grazie ai voti dellopposizione?
«Vedremo, ci sarà un dibattito parlamentare, mi auguro sereno.
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