Gli anni Trenta in mostra in una casa-museo

Grazie al Fai, dopo tre anni di restauri, apre al pubblico il capolavoro di Portaluppi, per 80 anni «nascosto» nel centro di Milano

Una villa moderna nel cuore della città: Milano sa nascondere molti gioielli, e tra questi Villa Necchi-Campiglio, esempio di architettura razionalista, realizzata negli anni Trenta da Piero Portaluppi. Immersa in un parco nel centro della città, grazie all’opera di restauro del Fai, ora sarà aperta al pubblico e fruibile da tutti. La residenza degli industriali milanesi con tanto di parco, serre e piscina, progettata dall’architetto Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935, recuperata dal Fondo per l’Ambiente Italiano, torna agli antichi splendori a ricordo di Gigina e Nedda Necchi e di Angelo Campigli. Nulla è stato lasciato al caso e dopo quasi quattro anni di lavoro architettonico e/o artigianale, stilistico e di recupero di collezioni e oggetti di famiglia, l’immensa struttura, posizionata sul retro dell’Istituto dei Ciechi in via Mozart 12, da questo venerdì è pronta a ospitare il pubblico con visite guidate lungo i tre livelli di questa abitazione, trasformata in Casa-museo come volere testamentario di Gigina Necchi che, morta la sorella Nedda e rimasta lei stessa vedova, decise di donarla al Fai.
«Ricordo bene le sorelle Necchi: semplici, schive e spontanee, nonostante il loro patrimonio e l’elevata posizione sociale», racconta Giulia Maria Crespi. «Negli anni Ottanta Gigina, si trovò impreparata a gestire le proprie sostanze. Ci fu data subito la nuda proprietà e una dote per poterla mantenere dopo il suo decesso, avvenuto nel 2001. Negli anni Cinquanta Gigina aveva fatto rifare la sala da pranzo, in origine disegnata da Portaluppi: tavolo, sedie e arredi furono allora opera di Tommaso Buzzi. Quando si cominciò a ventilare l’ipotesi del Fai, Gigina si premurò di dirmi che le sedie le aveva fatte rifare in tessuto pregiato per farci un domani risparmiare... Con il tempo importanti doni sono arrivati ad arricchire la casa Necchi».
L’intervento di restauro, possibile grazie al Comune, alla Provincia di Milano, alla Regione e a molti privati. Senza il loro sostegno non si sarebbe potuto realizzare un lavoro di recupero di così elevata portata: costi che si aggirano sui sei milioni e passa di euro. Emozionatissima la Gallerista Claudia Gian Ferrari, che ha donato una parte consistente della sua collezione: dipinti di Morandi, Marchini, Balla, De Pisis, Sironi, Martini.
La progettazione architettonica è toccata a Piero Castellini Balsissera, nipote di Portaluppi, che ha raccontato il suo aver fatto di tutto per un recupero scientifico e fedele dell’edificio e di ogni suo arredo: dalle maniglie delle porte ai piatti siglati disegnati da suo nonno, dai marmi alla piscina, alle piastrelle, ai vasi. Al posto di un vecchio solaio abbandonato è stata creata la seconda sala convegni pronta a ospitare eventi culturali, mentre il «serrone» che fungerà da bar attorno alla piscina sarà aperto anche nelle serate estive dal mercoledì alla domenica. L’architetto si è premurato anche di curare le serre, che forniranno al pubblico anche fiori e piante particolari da potersi acquistare. Matrimoni, comunioni, incontri d’affari e sfilate di moda saranno i benvenuti negli spazi aperti, un altro modo per ricordare questi imprenditori milanesi laboriosi e modesti, colti e generosi, simbolo di una società borghese purtroppo scomparsa.
Oltre la donazione di Claudia Gian Ferrari va ricordata quella di Alighiero de’ Michelis con la sua antica collezione (Carriera, Canaletto...) e, in comodato, tutte le opere della prima metà del ’900 raccolte da suo padre Ettore.

Grazie a Villa Necchi Milano si pone all’avanguardia delle Case Museo, dimore che portano con sé arte e storia insieme e come in questo caso, raccontano un polmone di verde creato fra le due guerre nel centro di Milano dove furono ospiti il Duce e i Savoia, i Morbio, i Mozzoni, i Visconti, i Vestarino, e insomma l’aristocrazia e la borghesia italiana.

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