Anti-Cavaliere disoccupati

Gli scherzi della saudade politica: sospettiamo che i primi a rimpiangere Silvio Berlusconi al governo saranno i suoi più acerrimi nemici. Quelli che sulle note di De André cantavano la parodia di Gregnapola: «Dormi sepolto in un campo di grana / non è la rosa non è la bandana». Spieghiamo l'apparente paradosso. La seconda Repubblica ha forgiato un nuovo soldato politico, l'«antiberlusconiano militante», modulazione postmoderna dell'antifascista militante degli anni Settanta: da antifa ad antibe. L'antibe, fino all'11 aprile, era convinto che l'Italia fosse una specie di dittatura sudamericana. Poi sono state sufficienti ventiquattromila misere e poco eroiche schede elettorali, la dittatura non c'era. Ma che ci frega. L'antibe era un militante socialmente trasversale: andava dalle penne più raffinate al semplice militante di partito.
Per cinque anni l'antiberlusconismo ha rappresentato, per migliaia di individui, l'unica ragione di vita. Un’ossessione che ha scatenato pura creatività italiana: poesie, canzoni, barzellette, fumetti, vignette, manifesti taroccati, performance artistiche, filmati, dadaismo di movimento come il treppiede tirato da Roberto Dal Bosco sulla testa di Berlusconi o i versacci di Pietro Ricca. Le copertine a raffica di «Linus». Si è arrivati persino a pubblicare titoli tipo «Silvio Berlusconi e il senso dell'estate» (non è uno scherzo: Donato Mutarelli editore ASEFI) o «Anche i Formigoni nel loro piccolo s'incazzano con Berlusconi» dei conduttori di «Alto godimento». Per altri antibe, il Cavaliere ha rappresentato l'unica ragione del proprio stipendio. Il Bengodi, la gallina editoriale dalle uova d'oro, la vacca dell'indignazione politicamente corretta da mungere per conquistare fama, notorietà, o più semplicemente per dare un senso alla propria presenza di politico, di intellettuale, di scrittore, di blogger. Nel marzo scorso, Panorama scriveva: «L'opposizione al premier è non solo il leitmotiv politico, ma anche il business del momento». Il trenta per cento di volumi «politici» nelle librerie erano dedicati all'allora premier. Una nostra ricerca ha rilevato circa 130 titoli in circolazione sul tema. Con la conferma di un super-antibe come Gianni Barbacetto: «Campiamo tutti grazie a Berlusconi». Non solo Emilio Fede, quindi.
E adesso che la Casa delle libertà è all'opposizione, che fa il povero antibe? Rischia la disoccupazione di lungo periodo. La certificazione di inutilità sociale. La normalizzazione in una «milizia degli antibe» come le camicie nere dopo la marcia su Roma? Il primo a porsi il problema degli ultras antibe, all'indomani della sconfitta del centrodestra, è stato Sandro Viola su Repubblica. Rivolgendo loro questo pensiero: «Se stiano assaporando, ormai appagati, il riposo del guerriero, o se non li pervada un senso di smarrimento, di vuoto», una situazione simile a quella che può cogliere i soldati tornati dal fronte, incapaci ad abituarsi alla noia del tempo di pace. Può essere, come ha fatto notare il suo collega Curzio Maltese, che Viola a intervalli regolari tiri fuori lo stesso pezzo. Se continuano a pubblicarlo, però, un motivo ci sarà. L'antibe disoccupato. O l'antibe povero. Una brutta scena, poco carina e poco democratica. Seguiamo il destino di qualcuno.
GLI UOMINI DI CAPPIO&PENNA. Voci di corridoio dicono che Marco Travaglio stia lavorando a un libro su L'odore di Prodi. L'importante è denunciare. Peter Gomez e Gianni Barbacetto saranno mollati dal capocordata? Alla prossima inchiesta. La brigata plumbea di MicroMega, invece, si sta accorgendo che a fare il pungolo del governo non ti si fila nessuno: Paolo Flores d'Arcais ha provato a parlar male di Giorgio Napolitano. Reazioni non pervenute. Prenderla con filosofia. Enzo Biagi, l'Epurato, non fa il disoccupato ma è tornato a essere un anziano corsivista del Corriere della Sera che si ricorda di quando faceva il cronista. Curzio Maltese, il Malthesius giacobino (poco) mite della legge dell'indignazione progressiva, ha venduto bene anche con il suo ultimo Come ti sei ridotto (Feltrinelli), ma adesso vallo a spiegare cos’è questo «fascismo permanente» che è inscritto nel nostro Dna come «autobiografia della nazione»: le indagini di Potenza? Parisi a Kabul? Maltese s'è messo anche a recensire gialli per ingannare il tempo. Giorgio Bocca, l'imbronciatissimo illustratore del fascismo «versipelle», «perenne» e «antropologico» che affligge il Paese, dovrà rivedere la linea dei suoi editoriali sull'Espresso. E il campione «de sinistra» dell'anti-antibe Luca Ricolfi? E lo psicologo Alessandro Amadori, che col «mi consenta» c'ha fatto due libri? E Paul Ginsborg, e Alexander Stille che ha venduto Citizen Berlusconi in Germania e negli Stati Uniti? E la coppia Colombo y Padellaro che scriveva Il libro nero della democrazia. Vivere sotto il governo Berlusconi? Ed Umberto Eco: gli italiani unionisti sono sempre Albanesi? Ed Elio Veltri, Fabio Giovannini, David Lane, Aristarco Ammazzacaffé (per chi non lo sapesse quello del fondamentale È Berlusconia, Watson)?
VIDEOMUSIC. Sarà divertente vedere Giovanni Floris, Serena Dandini e Fabio Fazio in una Rai3 filogovernativa: gioverà al centrosinistra, meno all'audience. Nanni Moretti, idolo degli indignati cinematografici, nell'atmosfera primaverile del festival di Cannes ha rilanciato su Il caimano: «Berlusconi? È ancora un pericolo». Gli hanno dato addosso persino da sinistra: 'a Nanni, dacce un taglio. Berardo Carboni, dopo Shooting Silvio, s'è zittito. Nel 2005 era uscito Bye Bye Berlusconi, il film «satirico» (!) di Jan Hanrik Stahlberg presentato al Festival di Berlino. Non ha trovato distribuzione in Italia: per forza, lo spazio è saturo in un mercato in cui «l'Internazionale» ha distribuito Citizen Berlusconi di Susan Gray e Andrea Cairola, ed Enrico Deaglio, direttore di «Diario», ha prodotto Quando c'era Silvio (sta già pensando al sequel La caduta di Berlusconi). Passando alla musica, aspettiamo le evoluzioni della verve antisistemica dei vari Piero Pelù, Jovanotti o Carmen Consoli. Resta da vedere che faranno a San Giovanni per ravvivare l'atmosfera primo maggio. Dopo Bella ciao cantata a squarciagola, sarà un problema celebrare nel 2007, chessò, il varo del Dpef.
ROMANZIERI E SATIRI. Ne ricordiamo solo qualcuno. Chi ha infilato Berlusconi nella narrazione, vedi Giuseppe Caruso con Chi ha ucciso Silvio Berlusconi (Ponte alle Grazie) e Andrea Salieri con L'omicidio Berlusconi (Edizioni clandestine). Vendute migliaia di copie. Le rimanenze, presumiamo, andranno al macero. E il capostipite, l'Antonio Tabucchi che si definisce in biografia «uno degli scrittori più rappresentativi della letteratura europea contemporanea», dicasi europea, attendiamo di sapere come farà a giustificare una delle tante frasi del suo recentissimo L'oca al passo (Feltrinelli): «L'Italia appartiene solo in apparenza alla democrazia europea». L'Unione ha barato alle elezioni? Il mistero si fa più fitto. Le vendite, in tempo di pace, meno cospicue. A chi scriveranno la letterina, questa volta, Adriano Celentano e Roberto Benigni? E Antonio Cornacchione avrà ancora il coraggio di proporre Povero Silvio? Se rinfilano la Diva Sabina (Guzzanti) alla Rai, il pateracchio politicamente corretto è completo.
I WEB-ANTIBE. Anche se stilare un elenco preciso di siti internet antibe è impossibile. Erano centinaia. Erano, perché qui lo scenario è deprimente: siti chiusi, siti non aggiornati, siti mandati in malora. Silvio è all'opposizione e non s’è mai vista una tirannia di minoranza.

La Comunità «no Berluska» di Mark Bernardini non aggiorna il sito da fine maggio. Languono anche l'«area Berlusconi» di bengodi.org, la mailing berluscastop.it e le «Cronache di Berlusconia» e «Berlusconite», il sito di Aldo Vincent.

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