Apre il Villaggio solidale: ma i rom non vogliono starci

Attivato il «Villaggio solidale» per ospitare una cinquantina di Rom, di fatto a Rho di campi nomadi il Comune ne ha creati due. Quello nuovo dove sono stati trasferiti nei giorni scorsi, fra mugugni e proteste, i figli del vento meno bellicosi; l’altro dal quale alcune famiglie non si sono volute affatto spostare, nonostante le ruspe e il dispiegamento massiccio delle forze dell’ordine. «Ci hanno mandato a vivere in prefabbricati piccoli come scatole di sardine, dove le nostre famiglie numerose non riescono neppure ad entrare», hanno protestato gli zingari spostati da via Magenta nel campo attrezzato di via Sesia, per la cui realizzazione l’amministrazione di centrosinistra ha speso oltre 650mila euro. Casette talmente piccole, poco più di una trentina di metri quadrati, che i rom si sono portati dietro le roulotte che oggi dovranno per forza di cose utilizzare, visto che per anni, nel precedente accampamento abusivo, avevano vissuto in grandi chalet in legno costruiti illegalmente su terreni agricoli.
Gli irriducibili sono rimasti in via Magenta: loro le case le hanno costruite alla stessa maniera chiedendone il condono. E in attesa delle sentenze della magistratura, a cui si sono rivolti impugnando le ordinanze di demolizione del Comune, non hanno voluto saperne sapere di traslocare. Chi se n’è andato, l’ha fatto solo perché analoghi ricorsi sono stati bocciati dai giudici. Appena smistati nel campo attrezzato di via Sesia, l’area precedentemente occupata dai rom è stata subito presa di mira da un altro folto gruppo di romeni, bloccati però, per il momento, soltanto dalla presenza dei carabinieri.

La gestione del «Villaggio solidale», il cui costo graverà ogni anno sul bilancio pubblico, è stata affidata alla Caritas e all’Opera Nomadi. Spetterà loro sorvegliare e far rispettare le regole, portando i rom verso un’integrazione che non hanno mai chiesto.

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