Archeologia, scoperta a Tarquinia la più antica tomba etrusca dipinta

Nel settore reale della necropoli rinvenuto in una sepoltura monumentale un affresco realizzato con una tecnica inventata dai pittori greci dell'ottavo secolo avanti Cristo.

È stata rinvenuta a Tarquinia la più antica tomba dipinta nella necropoli dei Lucumoni etruschi. Il ritrovamento è avvenuto durante la terza campagna di scavo dell'Università degli Studi di Torino e della soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale in un settore principesco della necropoli di Tarquinia.
Scoperta l'anticamera di una maestosa tomba a tumulo con i resti di un raro intonaco del VII secolo avanti Cristo decorato con quelle che al momento possono definirsi le più antiche pitture etrusche di Tarquinia. Si tratta di un eccezionale ritrovamento avvenuto nell'area della Doganaccia, situata nel cuore della necropoli etrusca di Tarquinia, dove furono probabilmente sepolti re e principi del VII secolo avanti Cristo.
Le ricerche hanno portato alla luce un imponente accesso con larga gradinata a cielo aperto relativo al più grande tumulo funerario di Tarquinia di età orientalizzante, detto «della Regina» (dei decenni centrali del VII sec. avanti Cristo), che, con quello «del Re», costituisce una maestosa coppia di sepolcri che caratterizza la necropoli etrusca. Attraverso questo ingresso gli archeologi sono arrivati alla tomba di un personaggio di spicco della comunità etrusca, di rango probabilmente reale. Il locale è in gran parte rivestito di un consistente intonaco bianco in gesso alabastrino, secondo una modalità nota nel Vicino Oriente (Cipro, Egitto, area siro-palestinese). Si tratta di un raro esempio di rivestimento murario, finora sconosciuto in Etruria, presumibilmente realizzato da maestranze specializzate provenienti dal Levante mediterraneo; come il gemello tumulo «del Re», anche quello «della Regina» si ispira infatti a una tipologia di tombe reali «omeriche» note a Cipro (in particolare a Salamina, nell'area sud-orientale dell'isola): è quindi probabile che all'origine di questo modello di tomba a tumulo ci siano proprio architetti e maestranze del Mediterraneo orientale arrivati a Tarquinia all'inizio del VII secolo avanti Cristo.
L'intonaco ha restituito tracce di pitture costituite da una fascia orizzontale di colore rosso che doveva svilupparsi su tutti i lati dell'ingresso, sopra la quale si individua una raffigurazione ancora di incerta lettura; come nelle più antiche esperienze pittoriche etrusche, potrebbe forse trattarsi di un animale (campito in nero con contorni in rosso) con evidente significato religioso, allusivo al mondo ultraterreno.
I labili dipinti sono ottenuti secondo la più antica tecnica pittorica (assimilabile alla tempera) ricordata dalla storiografia artistica (in particolare da Plinio il Vecchio), inventata in Grecia da valenti maestri fra l'VIII e il VII secolo avanti Cristo. L'affresco riconduce ai primordi della pittura monumentale etrusca.
Se il prosieguo degli scavi confermerà la datazione dei decori, si tratterebbe della più antica manifestazione di pittura funeraria tarquiniese, realizzata peraltro in un ambiente aperto che precede la camera funeraria, e quindi accessibile e destinato alle cerimonie sacre. La nuova testimonianza rialzerebbe così di qualche decennio le prime esperienze pittoriche del centro etrusco (finora rappresentate dalle raffigurazioni della Tomba delle Pantere), noto nel mondo proprio per le sue tombe dipinte, e per queste riconosciuto dall'Unesco patrimonio culturale dell'Umanità.
I recenti risultati archeologici si aggiungono all'altra importante scoperta avvenuta lo scorso anno, costituita dalla più antica tomba etrusca a due camere affiancate (cosiddetta Tomba Gemina), destinata ad accogliere le spoglie di due nobili personaggi, morti forse contemporaneamente per un tragico evento, personaggi imparentati con il principe (o il re) sepolto nell'adiacente grande tumulo.


Queste importanti ricerche, sostenute dagli assessorati alla Cultura della Regione Lazio e del Comune di Tarquinia, con il contributo della Compagnia di San Paolo e del Gruppo Fondiaria-Sai, e la partecipazione dell'associazione di volontariato «Fontana Antica», si inseriscono all'interno del progetto «Via dei Principi», destinato alla valorizzazione turistico-culturale dei tumuli monumentali della necropoli tarquiniese. Un itinerario di straordinario interesse che aggiungerà alle tombe dipinte la conoscenza dei tumuli principeschi, monumenti ora accessibili nell'ambito del sito archeologico.

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