Arizona, terra di repubblicani doc da Goldwater all’eroe del Vietnam

È il senatore McCain l’erede politico dell’uomo che lanciò Reagan

da Phoenix

Ci sono molte cose, e ultimamente anche persone, a spingere John McCain avanti e verso l’alto, alla Casa Bianca, insomma. Quando cominciò ad aspirarvi era praticamente solo. Nell’anno 2000 l’establishment del Partito repubblicano aveva in mente un altro nome, dinastico: George W. Bush, figlio di George H. Bush, ex presidente dopo essere stato per otto anni «vice» di Ronald Reagan e prima ancora capo della Cia e ambasciatore a Pechino. John McCain era solo un soldato, figlio di un soldato e nipote di un soldato. Una dinastia sì, ma militare, cosa piuttosto rara negli Stati Uniti che di dinastie altrimenti ne avevano viste prosperare parecchie, dagli Adams ai Roosevelt: i Bush erano in linea, i Clinton già incombevano.
George W. prevalse abbastanza facilmente, dopo una lotta nelle primarie che non escludeva i colpi bassi. Lui aveva dietro il grande e potente Texas, McCain soltanto l’Arizona, poco più di un sogno al sole, poco popoloso, ultimo arrivato fra gli Stati continentali dell’Unione. Però un aggancio c’era anche per lui, più che altro simbolico, ma un nome risonante nella coscienza dei militanti del Partito repubblicano. Anche McCain aveva ereditato qualcosa, il seggio senatoriale appartenuto a «Mr. Conservative», al secolo Barry Goldwater. Goldwater era il simbolo dell’Arizona, dell’estrema periferia assolata. Ci era nato quando non era ancora stata promossa a Stato. Soltanto un Territorio, con più indiani che cowboy.
Il nonno di Barry c’era arrivato dalla Polonia. Si chiamava Goldwasser, era ebreo e possedeva soltanto una bancarella da cui gli altri pionieri compravano un po’ di tutto. Perfino, ma forse è soltanto una leggenda di famiglia, una corda con cui impiccare a qualche ramo un bandito o supposto tale. Anche il babbo di Barry, Morris, era ebreo e commerciante, ma aveva messo su un negozio che il figlio avrebbe ereditato assieme a una fede furibonda nella libera iniziativa e nella libertà in genere. La mamma invece era presbiteriana di asciutta stirpe scozzese e gli insegnò una passione, quella per la bandiera. Quando Barry entrò in politica, dopo aver servito nella II Guerra Mondiale fino a diventare generale dell’Aviazione, l’Arizona era ancora un’area depressa che votava democratico. Il Partito repubblicano praticamente lo fondò lui, ma questa terra vasta e generosa gli andava stretta: appena diventato senatore di periferia, si mise in mente di «rigenerare» il Partito repubblicano, da decenni al traino dei democratici. Diventò famoso alla Convenzione del 1960, quella che lanciò Richard Nixon, che a Barry e ai suoi amici non pareva abbastanza conservatore. E poi arrivò la candidatura di Goldwater alla Casa Bianca. Era il momento più sfavorevole: era appena stato assassinato John Kennedy e la sua fresca leggenda rendeva imbattibili i democratici nonostante che il suo successore, Lyndon Johnson, stesse impegolando l’America in Vietnam.
John McCain combatteva nel Sud-Est asiatico, aviatore anche lui. Fu abbattuto sul Nord, cominciarono cinque anni di prigionia, maltrattamenti, torture. Quando fu liberato trovò libero il seggio senatoriale che Goldwater aveva lasciato vacante per lanciarsi nella carica donchisciottesca contro l’establishment «liberale»: aveva vinto solo in 6 Stati su 50, ma l’Arizona da quel giorno avrebbe votato solo repubblicano.

E soprattutto Goldwater aveva pescato in quella sua campagna un attore di Hollywood fino a quel momento registrato come democratico. Ne fece un brillante oratore da banchetto per la raccolta dei fondi, poi il più importante dei suoi eredi. Si chiamava Ronald Reagan.

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