Armani seduce con le gambe Gucci con la malizia bon ton

MilanoIl fascino discreto della borghesia riesce a farsi largo sulle passerelle di Milano dove ieri hanno sfilato Gucci, Armani e altri 13, diconsi 13, marchi senza contare le numerose collezioni presentate in forma statica. Da questo indigeribile frullato di immagini, suoni, parole, emerge un solo pensiero forte e chiaro: la classe borghese con il suo complesso sistema di valori torna al centro del dibattito estetico di un certo tempo inquieto, il nostro.
«Ripristinare l’idea di un’eleganza che si era un po’ persa forse per colpa degli stilisti, me compreso» dice Armani dopo aver fatto sfilare una moda che rende belle le donne senza trasformarle mai in figurine retoriche buone solo per finire nei servizi fotografici della stampa patinata. «Le gambe fuori e un po’ di mistero alla faccia» suggerisce lo stilista-imprenditore a questa signora che ha il senso del ruolo e dell’opportunità, che vive una vita da persona e non da personaggio. Ecco quindi le gonne corte, mai cortissime, a volte con uno scattante effetto bermuda, ma sempre delineate sull’idea del movimento perché le gambe siano davvero quel che diceva Truffaut: il compasso con cui le donne misurano il mondo.
A questa estrema semplificazione del sotto corrispondono innumerevoli sopra con volumi importanti: giacche, cappotti o caban avvolgenti e al tempo stesso squadrati, ma anche tante mantelline con una forma in qualche modo diversa dal solito ovetto che t’imprigiona le braccia pur regalando la stessa aria da spitinfia con l’autista a sua disposizione 24 ore su 24. I tacchi alti a spillo che più sottile di così non si può, le piccole borsine quasi sempre a mano e soprattutto il cappello, una piccola toque tagliata a strisce sulla fronte tipo frangia, completano l’immagine. «È la veletta del terzo millennio» giura Re Giorgio e noi gli dobbiamo credere anche se qualcuno alle nostre spalle dice che sembra il mocio della Vileda provocando un’inopportuna ridarella nella stampa accalcata davanti al più famoso dei nostri stilisti che generosamente spiega come mai per il prossimo inverno punta su tinte molto decise smorzate dalle varie sfumature di nero pur essendo il magico inventore di tonalità soffuse come il suo celebre greige, un compromesso storico tra grigio e beige. «Bisogna saper prendere delle decisioni a costo di contraddire se stessi, nessuno più si può permettere di tentennare, soprattutto le donne» conclude passando inconsciamente la palla alla più giovane e determinata delle grandi stiliste italiane: Frida Giannini. La sfilata Gucci ci ha regalato parecchie emozioni, compreso il desiderio di allungare la mano e toccare i materiali utilizzati per la collezione del prossimo inverno. Del resto c'erano pellicce in piume lavate e oleate che danzavano con grafica eleganza attorno a grandi paillette di vinile. Con quest'ultimo gli artigiani del marchio delle due G hanno ricamato un top in piume di gallo a dir poco sublime per non parlare del trench in camoscio con inserita una finta sciarpa di vera volpe lavorata come una piuma, mentre lo sprone dell'indimenticabile tubino in nappa da guanto marrone ha lo sprone in castorino altrimenti detto spitz. «Abbiamo addirittura fatto le calze in pizzo di pitone» ha detto Frida prima di far sfilare una serie di capolavori: dai vestiti color ghiaccio con i tagli alla Fontana e inserti di metallo dorato in zona collo a quelli con stampe pennellate come le opere di Rotchko fino alle borse decorate dalla riedizione di un logo del '73. I colori spaziavano dal cammello al tabacco con sapienti tocchi di marron glacé, cioccolato, nero: le tinte preferite dalle signore borghesi che adesso hanno imparato a giocare con il bon ton e al posto del vecchio binomio (calze chiare e décolleté a tacco basso) indosseranno i meravigliosi stivali cuissard effetto leggins di pelle con stivaletto a tacco alto.
Marras torna finalmente a fare se stesso: il grande costumizzatore del guardaroba contemporaneo, uno che ha trasformato il vintage nel motore di ricerca della moderna complessità. Stavolta il gioco tra maschile e femminile, decorazione e funzione, raggiunge punte di vera maestria negli accessori e nei cappotti per non parlare delle pellicce. Sul paltò, naturalmente nessuno può sfidare la perfezione di Max Mara anche se stavolta quelle marsine da ussaro austere e marziali come non mai avrebbero avuto bisogno di una maggior leggerezza sotto: gonne corte invece dei sottanoni rasoterra, calzoncini invece dei calzoni alla zuava.

Bellissima la borsa Margot che a giorni verrà lanciata anche a Parigi dove il gruppo di Reggio Emilia (4.500 dipendenti, un miliardo e 250 milioni di fatturato, 2.400 boutique sparse in 105 Paesi) presenterà il rinnovato megastore di Avenue Montaigne e una nuova collezione atelier.

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