Ospite di Quarta Repubblica, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha avuto modo di commentare di nuovo la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il governatore Giovanni Toti. Il ministro ha sottolineato che "non posso e non devo entrare" nella vicenda, ma "non ho capito la logica della custodia cautelare" per Toti. "Ma qui mi devo fermare", ha aggiunto, lasciando comunque spiragli aperti. E poi ha specificato: "Posso dire che questa è situazione è abbastanza singolare. Noi e il sottoscritto, che da ex magistrato conosce la legge oltre che da ministro, sta seguendo con molta, molta, molta attenzione".
La situazione che Nordio sta seguendo, come spiegato da lui stesso, "ha molte anomalie" e solo alla fine, ha sottolineato, "valuteremo quello che dovrà essere fatto". Non è poi mancata l'occasione per commentare la piazza di Genova organizzata dalle opposizioni contro il governatore, che ha visto il prima fila leader come Giuseppe Conte ed Elly Schlein, che chiedono insistentemente le dimissioni del presidente della Regione Liguria. Le immagini di quella piazza, ha ammesso Nordio, "mi hanno riportato purtroppo a un evento di cui fui protagonista 30 anni fa, quando ho interrogato Gianni De Michelis alla procura di Venezia e sotto in piazza c'era un migliaio di persone che insultava quel ministro che fino a un mese prima avevano osannato".
Nel ricordare quei momenti, il ministro ha esternato il suo stato d'animo: "Io mi sono sentito umiliato come magistrato, perché ritengo questa una strumentalizzazione delle indagini per aggredire una persona, che magari fino a ieri era stato un soggetto a cui ti rivolgevi per avere dei favori. È stato estremamente sgradevole". E ha anche aggiunto di trovare "spregevole che ci siano persone che si accaniscano nei confronti di indagati e da pm". Quella volta in cui lui, nello svolgimento delle sue attività da magistrato, era in qualche modo protagonista della vicenda, "mi sentii umiliato. Non so come si sentano i miei colleghi adesso di fronte a manifestazioni analoghe".
Nel caso di Toti, così come in tutti i casi giudiziari che coinvolgono personalità politiche, ha spiegato Nordio dando una lezione di etica giudiziaria, "il pm ha il diritto e il dovere di proseguire le sue indagini, un amministratore e un politico ha il diritto e dovere di restare al suo posto fino alla sentenza definitiva altrimenti non tradisce se stesso, ma il popolo che gli da ha dato il voto e, se dovesse dimettersi, vorrebbe dire che subordinerebbe la volontà popolare a un'indagine che un domani può anche rivelarsi infondata".
Per lunghi anni, Nordio è stato magistrato al tribunale di Venezia e ha ricordato a Quarta Repubblica che ha concluso la sua carriera "come procuratore aggiunto e poi vicario a Venezia con l'inchiesta sul Mose, quella forse più devastante non solo dal punto di vista della corruzione ma anche dello spreco". In quell'inchiesta, ha spiegato, "ho chiesto e ottenuto varie misure cautelari, io stesso mi sono servito di intercettazioni come strumento per la ricerca della prova ma ho sempre detto che le indagini giudiziarie e le cariche politiche o amministrative sono due mondi diversi". Se venisse a mancare questa divisione, ha aggiunto, "devolveremmo alla magistratura una sorta di incarico o di attività politica".
Il ministro ha poi affrontato il tema della riforma della Giustizia, che è il nodo che lo ha convinto ad accettare l'incarico quando Giorgia Meloni ha formato il suo esecutivo. "Se la dovessi definire direi che non è l'inizio della fine, ma è la fine dell'inizio. Trent'anni con Mani Pulite la politica si è assoggettata progressivamente alla magistratura. È una riforma importante ma solo iniziale, siamo soddisfatti. Servono tempo, sangue freddo e mancanza di emotività", ha spiegato Carlo Nordio, che crede fortemente in una riforma concreta entro la fine del mandato. Forse anche prima: "Quando avremo fatto la separazione delle carriere e riforma del Consiglio superiore della magistratura metterò la mia carica a disposizione".
Ma non si vuole prendere meriti perché, dice, questo è "del governo e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni". Un primo tassello nella riforma è stato messo con l'abrogazione del reato dell'abuso di ufficio, che come ha voluto ribadire il ministro "colpisce i colletti bianchi di destra, di sinistra e di centro. Molti colletti bianchi erano prima colletti blu e appartenevano a partiti di sinistra. Posso dire sul mio onore che sono venuti tutti in processione a dire che stavamo facendo una cosa giusta". Il concetto di "reato spia", ha spiegato, "è quasi blasfemo, non significa nulla, il reato c'è o non c'è. Il fatto che sia considerato prodromico per scoprirne un altro, è un concetto poliziesco non giuridico".
Nella sua carriera da magistrato, Nordio ha lavorato ad alcune delle inchieste più importanti del Dopoguerra ed è proprio in ragione di questa sua esperienza ha a Quarta Repubblica ha lasciato una riflessione importante: "Quando investigavo sulle Brigate
rosse sentivo che lo Stato era interamente con me, quando lo facevo su Mani pulite sentivo che l'80% era con me, oggi invece la fiducia nella magistratura è scesa a livelli molto preoccupanti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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