Arriva Ike, terrore in Texas in fuga 4 milioni di persone

Il Centro meteo: «Chi rimane in casa va incontro a morte certa»

Il terrore può essere riassunto con un’immagine: un serpentone di macchine infinito, che parte dalla baia di Galveston - a Sud-Est di Houston - diretto verso l’entroterra. A bordo almeno tre milioni di persone in fuga dall’uragano Ike, che dopo aver devastato Haiti e Cuba, ed essere entrato nel golfo del Messico con un diametro di 1.500 chilometri - praticamente l’intera area del golfo -, ora punta dritto contro le coste del Texas. Con una forza devastante, avverte il servizio meteorologico degli Stati Uniti, che prevede «venti con punte di almeno 200 chilometri orari e onde alte cinque-sette metri» capaci di inghiottire interi edifici. E spiega: «Chi attenderà l’uragano all’interno delle proprie abitazioni andrà incontro a morte certa».
L’impatto è atteso alle prime luci dell’alba. Tanto che il governatore dello Stato americano, Rick Perry, ha ordinato lo sgombero di circa quattro milioni di cittadini dalla baia di Galveston. Altre quattro milioni di persone, a Houston, aspettano barricate nelle case protette con assi di legno e sacchi di sabbia. Mentre, sempre nella metropoli, anche gli astronauti sono dovuti scappare dal centro di controllo spaziale «Johnson», provocando lo slittamento di un’operazione di rifornimento della Stazione spaziale internazionale.
Non è la prima volta che il Servizio meteorologico nazionale lancia un allarme tanto perentorio. Lo aveva già fatto nel 2005, in occasione dell’arrivo di Katrina, il più devastante uragano degli ultimi tempi, capace di mettere in ginocchio l’intera New Orleans. E proprio questo, forse, dà la misura della potenza distruttiva di Ike. Solo a Cuba, l’ottavo ciclone della stagione ha provocato la morte di sette persone. Gli esperti prevedono crolli e inondazioni devastanti anche in Texas. Dove, per agevolare l’evacuazione, le autorità hanno messo a disposizione dei cittadini mille autobus, 75 dei quali destinati alla popolazione dell’isola di Galveston, collegata solo da un ponte con la terraferma. I pazienti ricoverati negli ospedali della zona, invece, in queste ore vengono trasferiti in alcune strutture della città di San Antonio.
Ma le operazioni sono difficili a causa del traffico, ormai completamente in tilt. Tutte le vie di comunicaione che conducono verso l’interno del Texas sono, infatti, intasate dalle auto incolonnate. Mentre il prezzo dei carburanti è già schizzato alle stelle. L’allarme riguarda, nel loro complesso, 11 milioni di persone. Per il momento l’uragano è classificato come fenomeno di categoria due. Ma potrebbe essere proprio l’impatto con la terraferma a farlo crescere di intensità, fino al livello tre o addirittura quattro. A quel punto il ciclone potrebbe sollevare una massa d’acqua di almeno sei metri, in grado quindi di travolgere l’intera area costiera dello Stato americano. Per questo, alle parole del governatore Perry si sono associate quelle del presidente, George W.

Bush: «Sono molto inquieto per questo uragano perché si sta dirigendo verso zone densamente popolate». Quindi l’appello: «Invito vivamente i texani come me a prestare ascolto agli avvisi delle autorità. Noi stiamo seguendo la situazione molto attivamente».

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