Arriva su coppie di fatto, gay e islam il nuovo strappo di Fini

L’ex ministro degli Esteri: "La maggioranza degli italiani si costruisce una famiglia ma solo un ottuso può ignorare le altre realtà". Il presidente di An rilancia anche sugli anni del terrorismo: "C’è più attenzione per i colpevoli che per le vittime"

Arriva su coppie di fatto, gay e islam 
il nuovo strappo di Fini

Roma - Ancora uno strappo, forse due (a ben vedere tre): dagli anni di piombo ai diritti civili, dal Corano a scuola, all’unificazione del centrodestra. Gianfranco Fini chiude l’anno con una intervista a l’Espresso che pare di sentire i botti. Autoironico, quando ammette di festeggiare un primato personale particolare («Eh già, il mio ventennio...»), politicamente pesante, quando annuncia che vuol fare subito la federazione fra An e Forza Italia («Sarà il luogo dove elaborare strategie più culturali che politiche»), e ancora una volta dirompente su due dei temi più delicati per l’identità politica della destra italiana: coppie di fatto («Aspetto di vedere se il governo presenta un ddl») e Islam («Corano a scuola? Ho detto che per un bambino musulmano deve essere possibile conoscere cosa dice la sua religione»).

Le coppie di fatto. L’innovazione più rilevante rispetto al passato, già annunciata da alcune prese di posizione episodiche, oggi più articolata, è il discorso che Fini fa sulle famiglie. Qui la posizione del leader di An è ancora una volta molto più vicino alle posizioni dei liberali europei che a quelle della destra tradizionalista. Spiega infatti: «Premesso che il diritto naturale e la Costituzione dicono che l'unica famiglia è quella fondata sul matrimonio, dobbiamo necessariamente prendere atto che nella nostra società ci sono forme di convivenza e di unione non assimilabili alle famiglie». E aggiunge: «La grande maggioranza degli italiani costruisce una famiglia, ma solo un ottuso può dire che non esistono altre realtà». Solo un ottuso, dice: «Se ci sono diritti o doveri delle persone che non sono tutelati perché fanno parte di un'unione e non di una famiglia - aggiunge - servirà un intervento legislativo per rimuovere la disparità. Ma aspetto di vedere se davvero il governo presenterà questo disegno di legge. Ho molti dubbi che riesca a farlo».

Insomma, un vero e proprio guanto di sfida lanciato all’Unione, sul terreno dei diritti civili. E poi, quando l’intervistatore gli chiede esplicitamente se si riferisce anche alle coppie gay: «Naturalmente - aggiunge l'ex ministro degli Esteri - quando parlo di persone mi riferisco a tutti». E ripeterebbe ancora la frase pronunciata al Maurizio Costanzo show sull'omosessuale che non può fare il maestro? Anche in questo caso la risposta è affermativa: «Certamente - spiega Fini - perché parlai di omosessualità ostentata. Per un bambino il maestro deve essere una figura serena, equilibrata. La preferenza sessuale è un fatto privato. Direi la stessa cosa di un maestro che in classe si vantasse di essere Rocco Siffredi».

Calabresi e Bologna. Ma un altro strappo Fini lo celebra anche sul piano storico, quando parla delle pagine più controverse della storia italiana, quelle legate agli anni di piombo: «Per chiudere quella stagione bisogna essere coscienti che c’è stata. C’è molta più attenzione per le sorti dei terroristi che per i parenti delle vittime. Si ipotizza il francobollo su Pinelli mentre la fiction della Rai sul commissario Calabresi è ferma da anni. Significa che il superamento degli anni di piombo è solo parziale». E poi, spezzando una lancia per Francesca Mambro e Valerio Fioravanti: «Chiedere la verità sulla strage di Bologna è legittimo. C’è una verità giudiziaria, ma in molti si chiedono se corrisponda alla verità fattuale, anche in ambienti lontani dalla destra». Ma anche Sofri fa bene a dirsi innocente? Risposta netta: «Certamente: in entrambi i casi, delitto Calabresi e strage di Bologna, c’è una verità giudiziaria che va rispettata. Ma quante volte si rivela diversa da quello che è accaduto».

Il rapporto con l’Islam. Fini ribadisce anche la distanza dalle posizioni di molti esponenti di An - su tutti Daniela Santanchè, protagonista della battaglia antivelo - dicendo: «Sono questioni molto complicate, non si possono afffrontare come fosse un talk show... Se il velo è imposto in nome dell’interpretazione integralista della sharia va garantita la libertà della donna. Ma spesso il velo non è mascheramento, è capo coperto, come per le nostre donne tanti anni fa. Ci vuole coerenza - spiega - o arriviamo ai paradossi inglesi e francesi, una legge contro tutti i simboli religiosi, compreso il crocifisso».

Un partito nuovo a destra? Sul piano politico spiega: «C'è in Italia un popolo delle libertà che si è materializzato nella manifestazione di Roma, ma che esiste da tempo - osserva - i due schieramenti godono di largo consenso: l'Italia di Berlusconi e quella di Prodi, sempre più minoritaria. Mi auguro che il bipolarismo sia irreversibile». Ovvero: «Noi siamo bipolaristi: lavoriamo non per frammentare, ma per unire. Il popolo delle libertà ha ora bisogno di un'organizzazione: la risposta è la Federazione». Sarà il partito unico del centrodestra? «No - spiega Fini - la Federazione non è la fine dei partiti, il tutti a casa. È il primo passo per evidenziare ciò che unisce. Dobbiamo passare da un’alleanza politico-elettorale a un soggetto che abbia valori e principi comuni. E regole di funzionamento».



Eppure, malgrado le novità, un ennesimo no al congresso voluto da Storace: «Il 2007 è l’anno in cui si archivia Prodi, in cui si decide se si fa la riforma elettorale in Parlamento o se si va al referendum, in cui mi auguro che riparta presto la federazione. Riuniremo più spesso l’assemblea di An, il nostro parlamentino».

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