Arte e bellezza del verde nelle foto di Sierra

Gli scatti di «Obiettivo giardino» ricordano il mondo magico di Monet, ricco di piante e fiori

Luciana Baldrighi

Non si può affermare che Piero Sierra si sia ispirato a Monet per i suoi scatti, ora racchiusi in un volume di Valentina Edizioni di Milano, «Obiettivo giardino», ma certamente possiamo dire che l’amore per il regno vegetale e la fantasia a volte scomposta e altre volte più ordinata ci fa pensare a Giverny, il luogo magico ricco di piante e di fiore dove il maestro impressionista si ispirava per le sue creazioni.
Fotografare il verde: perché, come, dove e quando è il filo rosso che le immagini a colori di Piero Sierra, nella vita capitano d’industria e in arte fotografo. Una professione che l’ex direttore della Pirelli non prende meno sul serio della prima: a testimoniarlo è l’introduzione di Christopher Broadbent e la prefazione di Bona Borromeo. «Il giardino è la mia vita, come diceva Rousseau, non esiste luogo al mondo che non sia stato così tanto dipinto, discusso, narrato, immortalato, progettato. In esso si celano i nostri sogni più intimi, le nostre aspirazioni, i nostri ricordi di quando eravamo fanciulli e superata una certa età ci dedichiamo alla sua cura quasi in modo zen. E poi per le mie rose darei la vita...». È così che Piero Sierra parla del proprio luogo incantato, il giardino di Monguzzo, dopo avere già pubblicato un altro volume «Giardini nascosti di Milano» sempre edito da Valentina Edizioni.
Bona Borromeo nel testo che accompagna il volume dice che le piace il giardino selvaggio con ombre e luci particolari: «Preferisco l’autunno e l’inverno a tutte le altre stagioni e capisco che un libro come quello di Piero sia indispensabile per una persona che voglia fotografare il verde nei suoi momenti più interessanti». Le sue immagini, infatti, lasciano trasparire una certa sensibilità per dare forma alla bellezza. Vi sono giardini settecenteschi, ottocenteschi, selvaggi, quelli ricchi di corsi d’acqua, giardini «a stanze», quelli casalinghi e terrazzi, giardini moderni come quello di Parigi della Citroen.
Christopher Broadbent sostiene da esperto che chi fotografa giardini non sarà mai colpito dallo stress della pagina bianca. Non gli mancherà mai un soggetto. Sarà colpito forse da una monomania stravagante che detta strani orari e tortuosi itinerari.

«Il fotografo si trova sommerso in un’effimera combinazione, di luce, di atmosfera, di forme, di colore, dove forse la sola variabile sotto controllo è il suo spostarsi». La macchina fotografica non distingue: ci vuole amore, conoscenza, metodo e tecnica. In questo Sierra ha mantenuto un perfetto equilibrio.

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