da Milano
«È da tre anni che indagano su di me ma non mi hanno mai interrogato quindi vuol dire che tutto quello che ho letto sui giornali è follia e invenzione». Era ottimista solo qualche giorno fa, Giuliano Tavaroli (nella foto), ligure di Albenga, ex brigadiere dellAnticrimine di Milano, chiacchierando con amici ed ex colleghi. Invece è finito a San Vittore con laccusa di essere uno dei capi di questa organizzazione criminale. Alle spalle un curriculum di rispetto: brigadiere negli anni di piombo, arrestò brigatisti rossi, i killer di Walter Tobagi e terroristi di estrema destra, per lasciare lArma e salire i gradini della sicurezza privata. Diverse aziende, colossi come lItaltel, fino a Telecom. Il rapporto con il gruppo telefonico è intenso e in breve tempo Tavaroli conquista la poltrona più importante. Responsabile della sicurezza con circa 600 persone che lavoravano per lui. Docente applicato alla Cattolica, cinque figli, religioso, Tavaroli costruisce e stringe un rapporto di fiducia con Marco Tronchetti Provera e si occupa di controspionaggio industriale nellavventura brasiliana di Telecom. Dallordinanza di custodia cautelare emerge un suo ruolo centrale. Da lui dipendevano le investigazioni private della Polis dIstinto di Cipriani per Francia e Italia e di Bernardini per Africa e Roma.
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