Così i pro Palestina hanno assaltato la polizia

Circa 300 persone hanno cercato di entrare nella sede Rai di Napoli lo scorso febbraio e ora 4 di loro hanno l'obbligo di presentarsi davanti alla polizia giudiziaria perché indagati

Così i pro Palestina hanno assaltato la polizia
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Lo scorso 13 febbraio si registrarono violenti scontri davanti alla sede Rai di Napoli, innescati dai manifestanti pro-Palestina che protestavano contro la televisione pubblica. I fatti contestati sono quelli ben noti del festival Sanremo: si è imputato alla Rai di aver condotto una sorta di censura nei confronti dei cantanti che hanno espresso dal palco del teatro Ariston la propria solidarietà alla Palestina. Una ricostruzione pretestuosa e strumentale, quella dei manifestanti, tra i quali c'erano gli studenti al solito sobillati dai gruppi dei collettivi. Oggi, la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di quattro indagati, gravemente indiziati dei reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Hanno l'obbligo di presentarsi davanti alla polizia giudiziaria per rispondere delle contestazioni a loro carico, inerenti l'aver partecipato, assieme ad altri soggetti, alla manifestazione violenta. Sin dal giorno precedente, la notizia della manifestazione di protesta davanti alla RAI era stata ampiamente diffusa sui social media, innescata dalla lettura di un comunicato stampa Rai da parte di Mara Venier domenica 11 febbraio. Già dalle 9 del mattino del 13 febbraio, quindi, la questura ha dislocato a tutela della Rai gruppi di poliziotti davanti agli ingressi principali della sede. Alle 11 sono iniziati ad arrivare i primi manifestanti, 250 circa, e successivamente ne sono arrivati altri 50, che hanno preso ad avanzare in modo compatto, protetti da uno striscione, in direzione dell'ingresso Rai.

Hanno occupato il piano stradale, si legge nel dispositivo, "con il chiaro ed inequivocabile intento di accedere alla struttura". A quel punto le forze dell'ordine hanno chiuso il cancello e, "nonostante i tentativi attuati dal personale della D.I.G.O.S. di dissuadere i manifestanti, gli stessi continuavano ad avanzare compatti dietro lo striscione fino a giungere a contatto con la squadra del Reparto Mobile posta a protezione del varco". Le immagini registrate dal sistema video predisposto dalla questura mostrano che i manifestanti "non si sono limitati al contatto diretto con gli operatori di polizia, ma hanno avanzato ulteriormente fino a comprimerli con forza contro la cancellata, utilizzando la così detta spinta di massa".

Chiusi i poliziotti contro la cancellata, si legge ancora, i manifestanti hanno iniziato "una vera e propria condotta di resistenza sferrando calci e pugni agli agenti che tentavano di non restare intrappolati contro la recinzione metallica". A quel punto si è reso necessario l'arrivo dei rinforzi e i manifestanti, vedendo aumentare le forze di polizia, "hanno assunto una condotta ancora più violenta e, non riuscendo ad accedere all'interno del la sede della Rai, hanno compresso nuovamente contro la recinzione metallica gli agenti rimasti schierati nel tentativo di evitare l'accesso, colpendoli al contempo con aste di bandiera e caschi da motociclista". Tutto questo mentre dalle retrovie è iniziato un copioso lancio di oggetti di vario tipo contro gli agenti.

A seguito di questa manifestazione ci fu chi urlò alla repressione da parte della Polizia di Stato contro gli studenti, in quanto gi agenti intervennero con alcune cariche di alleggerimento per allentare la pressione.

Si tratta di una delle tante manifestazioni che nei mesi precedenti sono state strumentalizzate dalle opposizioni per cercare di costruire una narrazione di violenza da parte delle forze dell'ordine. I manifestanti, invece, secondo queste ricostruzioni vengono dipinti sempre come "bravi ragazzi" incolpevolmente presi di mira dai manganelli. Ma le immagini dicono ben altro.

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