- solo e soltanto il funerale di Silvio Berlusconi. I tempi sono cambiati rispetto ai funerali di Enrico Berlinguer, inutile fare confronti o parlare di piazza semivuota come fa il Fatto. Oggi la diretta del funerale del Cav lo si poteva vedere su tutti i cellulari, dispositivi, televisori. In tempi in cui i partiti fanno fatica a riempire le piezzette di fronte ai bar, vedere 15mila persone investire il loro tempo per un saluto a un leader politico, devo dire, fa comunque impressione.
- è stata una cerimonia senza sorprese, precisa e molto solenne. Il giusto tributo per chi, piaccia o meno, ha fatto la storia d'Italia.
- tutti a leggere e rileggere l'omelia dell'arcivescovo Mario Delpini. Al primo ascolto devo dire che è piaciuta: elegante, fluida, umana. La sintesi è questa: l'uomo, in quanto peccatore, vive cercando di amare, di godere della vita che ci è donata. Berlusconi, in quanto uomo, è stato tutto questo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. Oggi incontra Dio e spetterà a lui il giudizio. Una analisi cristiana, direi prettamente ambrosiana, che racconta, non elogia ma nemmeno condanna. Un modo elegante per smarcarsi da un impegno non semplicissimo.
- Poi però la rileggi questa omelia e qualche passaggio scivoloso lo si trova eccome. Come quando Delpini descrive l'uomo d'affari che si "arrischia in imprese spericolate" e, attento ai numeri, cioè ai guadagni, "forse si dimentica dei criteri". Non è un modo simpatico per descrivere un uomo che di affari ne ha fatti tanti e, come si conviene in questo campo, ha lottato da leone in un melmoso stagno di squali. Poi c'è quel passaggio sull'uomo "che è sempre un uomo di parte" nei "nostri tempi". Forse ha ragione Daniele Capezzone nel dire che queste frasi buttate lì rendono un po' freddi e vuoti di significato anche i paragrafi conclusivi, letti senza grande calore. Però, di sicuro, Delpini non è stato ipocrita.
- Il momento più bello? Quando dalla piazza è partito il coro "Chi non salta comunista è". Spettacolo.
- Ho sperato che Giuseppe Conte ci ripensasse. Che alla fine, da ex presidente del Consiglio, facesse prevalere la ragion di Stato ai calcoli politici del Movimento Cinque Stelle. Invece no: al funerale di Berlusconi non sei andato. Puoi non apprezzarlo. Puoi osteggiarlo. Puoi considerarlo il male assoluto.
Ma da avversario politico, da ex premier, al funerale devi andare. La sua assenza è stata indegna.- Ps: impari, su questo, da Elly Schlein. Lei c'era in Duomo, ma tutto sommato non se ne è accorto nessuno e non ha fatto rumore.
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