- Il dato finale sulle preferenze, con Meloni che sfiora i 2,5milioni di voti, è clamoroso. Non solo perché Giorgia supera l’exploit di Matteo Salvini di cinque anni fa, quando però la Lega prese una percentuale di consensi decisamente superiore a FdI ieri. Ma anche perché il premier se corresse da sola varrebbe circa il 10%. Più del Movimento Cinque Stelle.
- Chi dava per morta la Lega non aveva fatto i conti con Roberto Vannacci. Al netto dei malumori interni, ha ragione Salvini: se il generale ha raccolto mezzo milione di preferenze, pari a un quarto dei voti totali del Carroccio, vuol dire che gli elettori interni o esterni al partito hanno gradito. Chi sostiene il contrario, mente. Senza i voti del “mondo al contrario” la Lega sarebbe sotto Alleanza Verdi e Sinistra.
- Giovanni Toti chiede la revoca dei domiciliari, non essendovi più le condizioni per la detenzione. Non solo la fuga appare impensabile. Non solo il possibile inquinamento delle prove risulta inimmaginabile, visto che si tratta di fatti risalenti a diversi anni fa. Ma adesso non regge più neppure la scusa delle imminenti elezioni, con cui Toti avrebbe potuto reiterare il reato. Con ogni evidenza è stato un arresto esagerato, mediatico, senza senso. Abbiate la decenza almeno di lasciarlo libero adesso.
- Non tutti i mali vengono per nuocere, s’intende nel caso di Ilaria Salis. La giovane attivista antifascista, infatti, fino a un anno fa si barcamenava tra occupazioni abusive e docenze in regime di precariato. Dopo l’arresto in Ungheria e la felice candidatura in Avs, da domani sarà parlamentare europea. Il che non significa solo “libertà” a tutti gli effetti, ma anche un balzo non indifferente del reddito imponibile: Ilaria andrà a incassare 10.075,18 euro lordi e a 7.853,89 euro netti, dopo aver detratto le imposte dell'Ue e i contributi previdenziali. A questi si sommano le indennità: un assegno mensile di 4.950 euro per le spesucce varie e 350 euro al giorno per ogni giorno trascorso al Parlamento europeo per attività ufficiali. Non bastasse, a 63 anni potrà godere della pensione pari al 3,5% dell’indennità per ogni anno di mandato. Viktor, puoi incarcerare anche me?
- Che scoppola per Carola Rackete, a cui non è riuscito il giochino di Ilaria Salis. Die Linke, candidando la capitana anti-Salvini, ha dimezzato i suoi consensi e l’attivista si dice scioccata dall’avanzata delle destre. Benvenuta nel mondo reale, marinaio.
- La mossa a sorpresa di Emmanuel Macron, che ha sciolto l’Assemblea senza nemmeno aspettare i dati ufficiali, è al tempo stesso un azzardo e un mezzo colpo di genio. Un azzardo, perché rischia di ritrovarsi Jordan Bardella al governo. Un mezzo colpo di genio perché se così dovesse andare, costringerà Le Pen alla prova del potere, che di solito logora: la speranza è quella di togliere al Rassemblement National il vantaggio di arrivare alle presidenziali dalla comoda sedia dell'opposizione.
- L’autore di questa rubrica lo ripete ad ogni benedetta elezione. Se il dato dell’astensione supera il 50% o giù di lì, abbiamo un problema. Un problema democratico. Vuol dire che la metà degli italiani se ne sbattono della politica e ritengono il loro voto inutile a cambiare le cose. Tutta colpa di anni di governi tecnici, di un sistema politico ingessato, che non scalda i cuori. Ben venga dunque il bipolarismo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Chiediamo all’Agcom di non intromettersi di nuovo, grazie.
- Roberto Vannacci attacca frontalmente Umberto Bossi, forte del mezzo milione di preferenze. E lo stesso fa Matteo Salvini, che il generale l’ha voluto a dispetto dei mugugni interni leghisti. Hanno ragione entrambi: il Senatur non avrebbe dovuto tradire da “fuggiasco”. Ma è pur vero che si tratta di un uomo di 82 anni, piegato dalle sfortune della salute: forse i cronisti dovrebbero smettere di tirarlo in ballo ad ogni singola tornata elettorale.
- Lo spoglio delle elezioni europee si è svolto tutto sommato con una certa velocità. Tranne dove? Tranne a Roma. Capitale ritardataria, nazione imbarazzata.
- Dopo il botto elettorale e l’elezione di Ilaria Salis, a Bonelli e Fratoianni sta sfuggendo la frizione. Adesso esultano perché il loro partito avrebbe incassato oltre il 40% tra gli universitari fuori sede. Due annotazioni. La prima è di carattere tecnico: alle urne si è presentato solo il 3% degli studenti aventi diritto. La seconda è di carattere politico: basterà aspettare qualche anno e vedrete che la maggior parte di questi, non appena inizieranno a lavorare, smetteranno di votare a sinistra. È scontato. Altrimenti non si spiega come mai - nonostante decenni di predominanza sinistra nelle scuole e nelle università - alla fine a vincere le elezioni sia sempre più spesso la destra.
- Qualcuno dovrebbe bussare alla porta di Romano Prodi. Perché? Il Professore fu tra i primi a redarguire Elly Schlein e Giorgia Meloni quando decisero di candidarsi alle Elezioni Europee come capolista nei rispettivi partiti, benché avessero messo in chiaro sin da subito che non si sarebbero trasferite a Bruxelles. Entrambe, a giudicare dai risultati, hanno vinto la loro scommessa: Giorgia ha incrementato il consenso rispetto alle politiche, nonostante mesi di governo decisamente complicato; Elly ha fatto crescere il Pd e scacciando i fantasmi di un nuovo cambio dem alla segreteria. Insomma: Meloni trionfa e Schlein ha registrato un successo. Ma se parliamo di leadership c’è un dato, forse preoccupante, che Elly deve tenere a mente. Giorgia, che si era candidata in tutte le circoscrizioni, ha incassato qualcosa come 2,4 milioni di preferenze e ha dimostrato che la sua leadership catalizza consensi. Non si può dire lo stesso per Schlein. Elly - che per la rivolta interna del Pd era candidata solo al Centro e nelle Isole - ha registrato un risultato in termini di preferenze non è così lusinghiero come il generale balzo in avanti del Pd. Nelle isole ha raccolto “solo” 85mila voti, meno di Antonio Tajani (121mila); mentre al Centro tocca quota 133mila. Tante, ma solo meno della metà di Antonio Decaro che al Sud ha sfiorato il mezzo milione di voti e anche dell’ex competitor Stefano Bonaccini, che nell’Italia Nord Orientale ha raccolto 390mila preferenze. La segretaria dem, per dirla tutta, è stata superata addirittura da Lucia Annunziata.
- Se le Europee indicano davvero che gli italiani sognano un modello politico bipolare, Schlein allora
avrebbe di che preoccuparsi. Meloni “detta Giorgia” è infatti sicura di saper scaldare gli animi degli italiani, Elly per ora no. Alla fine della fiera, i suoi elettori le hanno preferito Decaro e Bonaccini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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