Il primo messaggio che ci siamo scambiati conteneva una frase di Alexander Pope: «Recita bene la tua parte, in questo consiste l'onore». Davide Renne non recitava mai: era davvero un essere speciale. Infatti sul palcoscenico della vita è stato bravo come Charlie Chaplin e Peppino De Filippo nell'interpretare tutte le parti che ha avuto in sorte compresa quella davvero crudele di morire a soli 46 anni sotto i ferri nel disperato tentativo di salvarlo da una severa patologia cardiaca.
Nominato lo scorso 16 ottobre direttore creativo di Moschino, aveva preso servizio il 1° novembre immergendosi con grande entusiasmo in quell'ufficio stile che Franco Moschino amava chiamare «La sala giochi». Anche lui come il grande designer lombardo prematuramente scomparso nel 1994 trattava con grande serietà gli aspetti ludici dell'esistenza e pensava che il gioco fosse cibo per la mente. Nato a Follonica in provincia di Grosseto, Davide ha sempre avuto un senso estetico fuori dal comune e un talento naturale per il disegno. Tutti pensavano che sarebbe diventato architetto, ma lui sapeva che la moda era il suo destino. Si iscrisse infatti al Polimoda di Firenze dove diceva di aver imparato quel senso di assoluta libertà che un designer deve pur avere per creare qualcosa di bello. Il suo primo lavoro è stato nell'ufficio stile di Alessandro Dell'Acqua dove ha incontrato il suo miglior amico, Walter Chiapponi, un altro grande talento del made in Italy appena nominato direttore creativo di Blumarine.
Dopo 4 anni di duro lavoro che entrambi hanno sempre definito come una meravigliosa esperienza umana e professionale, i due sono passati da Gucci dove Davide è rimasto vent'anni prima con Frida Giannini e poi con Alessandro Michele. Sotto la sua guida Davide è diventato head designer del womenswear e quando un anno fa avvenne il brutale divorzio tra il mitico direttore creativo romano e il marchio delle due G, toccò a Renne portare avanti le collezioni in mezzo a mille difficoltà. Recitò così bene la sua parte da conquistarsi l'affetto e la stima anche dei più sfegatati fan di Alessandro Michele e di Tom Ford. «Lo sono anch'io da anni» ci confessò dopo la prima sfilata senza la guida del grande visionario. «In questa collezione concluse abbiamo tentato di unire due mondi diversi che insieme sono l'anima dell'azienda». Il nostro ultimo incontro è stato all'aeroporto di Seul dove ci spiegò che nella cruise collection presentata la sera prima c'erano precisi riferimenti alle Haenyeo, ovvero le donne che sull'isola di Jeju s'immergono in apnea fino a 20 metri per pescare 7 ore al giorno per 90 giorni all'anno.
«Sono le ultime sirene asiatiche», concluse prima di imbarcarsi per Roma dove trovò un'immeritata lettera di licenziamento. «È la vita», commentò. Vorremmo essere altrettanto fatalisti, ma nel mondo della moda si sa: abbiamo perso un essere speciale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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