"Intelligenza Artificiale – La Quinta Rivoluzione"

Intelligenza Artificiale tra sfide, opportunità e cambiamenti rivoluzionari: a Torino, l'evento organizzato dal Giornale. Nel primo panel, le nuove frontiere dell'innovazione. Segui la diretta

"Intelligenza Artificiale – La Quinta Rivoluzione"
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Il futuro è già qui. L'avanguardia è di stretta attualità. Una nuova rivoluzione sociale, economica e umana si sta dischiudendo davanti ai nostri occhi: quella prodotta dall’Intelligenza Artificiale. Il Giornale, che dal 1974 racconta l'Italia e il mondo con innata vocazione anticonformista, prosegue le celebrazioni per i suoi primi cinquant’anni soffermandosi proprio sull'epocale trasformazione in corso. «Intelligenza Artificiale – La Quinta Rivoluzione» è il titolo dello speciale evento organizzato quest'oggi dal nostro quotidiano a Torino. Al Polo del '900, nel cuore della città, inizia il confronto tra i grandi protagonisti dell'impresa e dell'innovazione 5.0. Il primo panel, dedicato alle nuove frontiere dell'AI, è condotto dalla giornalista Hoara Borselli: sul palco, pronti a dialogare, Marco Ditta (Group Head Data & Artificial Intelligence Intesa), Barbara Caputo (professoressa ordinaria e Direttrice Hub sull'Intelligenza Artificiale Politecnico di Torino), Mauro Crippa (DG Informazione Mediaset) e Michele Grazioli (CEO Vedrai Spa).

Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, apre la mattinata al Polo del '900: "Questa è la seconda tappa del nostro viaggio in occasione dei nostri 50 anni. Non è un viaggio commemorativo, perché Il Giornale continua a raccontare l'Italia e oggi parleremo di intelligenza artificiale, una materia fondamentale per il futuro". Quindi, via al primo panel condotto da Hoara Borselli. "Questo dibattito vuole fornire nuovi elementi. Capiremo ad esempio come oggi il lavoro sarà plasmato dall'Intelligenza artificiale. E poi, l'uomo verrà sostituito dalla macchina o la tecnologia sarà un valore aggiunto?", introduce la giornalista.

Mauro Crippa dà il calcio d'inizio con un primo spunto di riflessione: viene lanciato un video che mostra le applicazioni dell'AI nell'editoria. "Io sono molto preoccupato, c'è una narrazione che alcuni editori stanno iniziando a propagandare, tranquillizzando i giornalisti e dicendo che la parte alta del giornalismo rimarrà. Ma questa è una bugia. Le applicazioni sono sempre più sofisticate anche nell'elaborazione delle notizie. Già l'informazione artificiale ha il monopolio dell'informazione di base, quella che leggono tutti. E le inchieste? Si fanno raccogliendo e incrociando dati; con l'AI questo processo verrà accelerato perché abbiamo macchine capaci di raccogliere una quantità incredibile di dati. Ma serve un controllo su quei dati". E ancora, senza giri di parole: "Nel giornalismo la situazione è drammatica. Tra un po' i grandi palazzi delle redazioni saranno ridotti a dei server. Noi oggi stiamo solo vedendo i vagiti di un bambino in fasce, l'AI deve ancora crescere".

Il rischio paventato da Crippa è reale? La palla passa a Barbara Caputo. "L'intelligenza artificiale è fatta da algoritmi che automatizzano l'elaborazione e l'analisi dei dati. Da una parte dobbiamo avere presente che la transizione digitale è irreversibile, dall'altra parte sappiamo che ciò che è digitale è una scelta che facciamo. Non abbiamo scelta? Il libero arbitrio esiste a livello individuale e di nazione. Come con la bomba atomica, all'inizio non esistevano trattati internazionali che ne regolassero l'uso. Oggi non ci sono trattati sull'AI. Io come fruitrice di notizie voglio sapre se le informazioni arrivano da una fonte umana o da una macchina. Possiamo fare scelte politiche. Una cosa è quello che la tecnologia può fare, un'altra è quello che possiamo decidere".

Parola a Michele Grazioli, che si ricollega al ragionamento della prof Caputo. "Nell'Intelligenza artificiale abbiamo modelli, schemi di calcolo e dati. Negli ultimi 20 anni abbiamo centuplicato il numero di dati elaborati. ChatGpt ha portato per la prima volta l'AI al grande pubblico. I nuovi modelli consentono di trovare relazioni tra i dati non note all'utente finale". Crippa di rimbalzo e cita l'esempio delle funzioni di traduzione per spiegare l'evoluzione tecnologica: "Un tempo le traduzioni erano meccaniche. Oggi la macchina ci mette anche lo stile. Questa rivoluzione è ben piantata su quello che è il nostro 'core business' umano, ovvero la comunicazione".

E nel mondo bancario cosa succede? Marco Ditta: "L'AI ha delle implicazioni molto significative: ci sono scelte strategiche da fare e ci sono questioni di natura etica. Si riesce ad aumentare la capacità del gestore di fornire informazione, la capacità di fare sintesi tra prodotti e dare una risposta al cliente è già realtà. La preoccupazione è legata al fatto che siamo all'anno zero, quindi probabilmente aumenterà anche il digital divide tra chi saprà utilizzare questa tecnologia e chi la subirà". Il controllo dell'AI attribuirà un potere a chi lo gestisce? Barbara Caputo: "Le pochissime aziende in grado di sviluppare lo sviluppo dell'AI avranno un potere in più. Questi algoritmi sono giganteschi, i bisbigli in California dicono che siamo a triliardi di parametri in azione. Se non sappiamo esattamente cosa accade là dentro, la realtà è che quel mondo può contenere di tutto. Anche una profilazione dei nostri dati. E questa diventa magia nera...".

Crippa commenta le considerazioni della professoressa. "Musk in televisione da noi ha detto che l'intelligenza artificiale è già più intelligente di quella umana. Nelle analisi, i ricercatori hanno tentato di ripercorrere a ritroso i passaggi dell'intelligenza artificiale e non sono riusciti a capirlo". Caputo di nuovo: "Se un Paese vuole avere un grado di controllo, non può essere solo un utilizzatore ma deve diventare uno sviluppatore". E il dibattiti si accende. La parola torna a Michele Grazioli. A cosa andremo incontro? "Io sono cinico e penso che noi esseri umani ci sopravvalutiamo perché alcuni degli elementi che pensiamo siano propri dell'essere umano, in realtà sono costruiti da noi. Penso all'immaginazione e al linguaggio: la macchina le può replicare ed è anche molto più brava di noi a dare le risposte. L'unico vantaggio competitivo che ci rimane è saper fare le domande, piuttosto che dare le risposte".

Ci rimarranno almeno le emozioni? "La macchina non può sostituire le emozioni, ma le può generare perché l'algoritmo può capire ciò che piace al suo interlocutore. Questo accade già con il marketing. Siamo spacciati, oggi la tecnocrazia coincide con alcune teorizzazioni sociologiche che paventano la sostituzione dell'essere umano". Per la prof Barbara Caputo, tuttavia, la battaglia non è affatto persa in partenza: "L'intelligenza è un'esperienza senso-motoria che nel nostro cervello viene compattata. Io devo ancora vedere l'algoritmo che fa questo e funziona", spiega. E provoca: "Dov'è la guida automatica? Io non la vedo ancora così diffusa. Eppura era una promessa...". Ribatte Crippa: "Le tecnologie ci sono, il problema è che se alla guida ci sono anche gli umani, tutto va a farsi benedire".

Michele Grazioli spiega come i dati che immettiamo in rete, anche attraverso i pagamenti digitali, vengono utilizzati per profilarci. Chiude Michele Ditta: "L'intelligenza artificiale dà un valore aggiunto, la prospettiva è capire come ci attrezzeremo in termini di regole per continuare a dare fiducia a chi gode dei servizi. Sul lavoro ci saranno cambiamenti; c'è attenzione su questo tema. Il nostro tema è l'equilibrio".

Sul fischio finale, Crippa: "La tecnocrazia globalizzata, i sacerdoti e governatori dell'intelligenza artificiale devono porsi lo scrupolo di non creare una situazione in cui venga travolta la nostra psicologia, il nostro mondo affettivo e umano".

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