
Cara Valeria,
sono una ragazza madre, ma ho partorito mio figlio Giulio usando un seme maschile di una banca dati all’estero. È stata una scelta faticosa perché la mia famiglia è molto tradizionalista e vive in un piccola paese della Sicilia. Io invece abito ora a Londra, perché lavoro qui. In passato ho avuto una grande storia d’amore con un ragazzo che amavo profondamente, ma lui ha poi deciso di lasciarmi dopo dieci anni e per me è stato un colpo durissimo. Da allora non ho avuto relazioni importanti, finché alla soglia dei quarant’anni, ho deciso di diventare mamma. Non so se questa scelta sia stata un atto di amore nei miei confronti o un atto di profondo disamore nei confronti degli uomini in generale. Sono una donna forte e indipendente o invece una donna delusa e chiusa in se stessa? Spero che tu riesca a esprimermi il tuo punto di vista sempre originale e trasparente sulla mia situazione complessa.
Grazie mille
Erica
Cara Erica, so già che ci scateneremo dietro «l’inferno» lei ed io, ma non importa. Nel mondo perfetto, o anche solo nell’educazione (tutt’altro che perfetta) con la quale sono cresciuta, mi augurerei di dare il benvenuto a una nuova creatura assicurandole una madre e un padre. Si tratta di una visione molto tradizionale e forse «stretta» rispetto alla caleidoscopica società nella quale viviamo, ma i condizionamenti esistono e come le dicevo, io sono stata cresciuta così. Il che non significa che aprire la mente non sia un dovere. Per esempio davanti a una storia come la sua. Che, a suo stesso dire, è una donna forte, in gamba, con una famiglia alle spalle (anche se ha faticato ad accettare le sue scelte) e che evidentemente ha voluto questo bambino con tutta se stessa dopo aver immaginato, suppongo, di farlo con il compagno che ha avuto accanto per dieci anni e che poi l’ha lasciata. Basta osservare la realtà (talvolta atroce) per capire che essere la metà di una coppia tradizionale non basta ad essere buoni genitori. Non basta a «rendere» genitori e tantomeno a garantire a un figlio la vita serena e sicura che meriterebbe. E anche quando ogni cosa è «apparecchiata» al meglio sulla carta, gli eventi si mettono a ridere di noi e scompigliano i progetti e le traiettorie potenzialmente più semplici.
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