Giorgio carissimo, il Tuo Parma ha perso contro il Verona, l’aria di questa domenica era umida e fredda, poi è venuta giù la nebbia come a nascondere la malinconia della Tua partenza.
Dicembre è un mese riservato alle feste ma, a volte e sta diventando spesso, si porta via fette di vita e ti ritrovi solo, a lottare con i pensieri e le paure. Sei stato Tu a volermi indicare la strada del giornalismo, mi chiedesti di scrivere per la Gazzetta di Parma, baseball, scoprii i lanci di Canco Paschetto in quelle notti torinesi di via Passo Buole, umide e fredde come quella di oggi, “ti faccio pagare”, mi dicesti e mantenesti la parola,un vaglia postale annunciava lire duemila e duecento.
Viaggiavi in treno ogni giorno da Torino a Milano, un pacco di giornali e un paio di libri,amavi Harold Robbins e i suoi racconti, Stiletto, Il Pirata, la redazione milanese de la Stampa stava in piazza Cavour,nella gelida dimora mussoliniana poi diventata il palazzo dei giornali, la Tua scrivania era un accampamento di fogli, ritagli e libri e libri. Leggevi qualunque cosa passasse davanti ai tuoi occhi vivaci, raccontavi arrotando appena la erre come è tipico della gente della terra tua, mi insegnasti che l’origine risaliva alla dominazione francese e forse agli Obertenghi che avevano tra le proprietà anche l’Emilia.
Tutte queste lezioni scivolavano tra un viaggio a San Pellegrino Terme dove l’Inter di Chiappella si radunava d’estate o il breve tragitto verso San Siro per le notturne del Milan e dell’Inter. Giocavi a football e bene nelle nostre improbabili squadre dei soliti sei, sette disperati, allo Sporting di Torino o sul campo dell’hotel Leonardo da Vinci nelle mattine di nebbia a Cormano, ci convocavi e radunavi nelle trasferte all’estero, giocammo contro i cronisti inglesi su uno splendido verdissimo prato di Manchester e Lou Macari, scozzese maramaldo dello United, ci tagliò tutte le calze nello spogliatoio mentre eravamo in campo a correre dietro al pallone, ti incazzasti, insieme con Sandro Ciotti, come mai ti avevo visto anche perché le buscammo dai nostri avversari tra le cui maglie c’era anche Billy Wright, 105 presenze con la nazionale inglese.
Qualche mese fa mi mandasti la fotografia di quell’evento, l’istantanea in bianco e nero vedeva Wright che cercava di fermarti e io appena di fianco. Altri ritagli dell’album del nostro tempo,ci ritrovavamo a Parma tra prosciutti e feste di club,c’era sempre Adorni,anche Vittorio se ne è andato a dicembre, le ore prima di natale come tu hai deciso di scrivere l’ultima parola a pochi giorni dal tuo compleanno.
Vedo che i giornali non hanno avuto il tempo di ricordarti, anche quelli, come La Stampa alla quale avevi dedicato ventisette anni della tua esistenza, gente smemorata, fredda di cuore,irrispettosa,infine miserabile. Ciao Giorgio, nel palazzo littorio di piazza Cavour hanno portato via le linotype e le scrivanie. Fa freddo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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