Morto Aldo Sallustro. Trasformò il "celo, manca" in un impero da 1,5 miliardi

Addio allo storico ad (e poi proprietario) del gruppo Panini. Il manager riservato che ha reso globali le figurine dei calciatori

Morto Aldo Sallustro. Trasformò il "celo, manca" in un impero da 1,5 miliardi
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La sua impresa è stata far diventare il “celo, manca” una forma d’arte, ed è per questo che verrà ricordato Aldo Hugo Sallustro, storico amministratore delegato e proprietario del gruppo Panini. Un nome che, per generazioni di appassionati, è sinonimo di figurine, album e collezioni indimenticabili. Sallustro è morto ieri, aveva 75 anni ed era ancora pienamente operativo nel guidare l’azienda che, sotto la sua lunga direzione, è diventata leader mondiale nel settore e punto di riferimento per l’editoria per ragazzi, con la pubblicazione in Italia di titoli iconici come Topolino e i fumetti Marvel.

Nato a Buenos Aires, in Argentina, aveva un legame profondo con l’Italia, visto che il padre Oberdan era stato presidente della sussidiaria locale della Fiat, mentre lo zio Attila Sallustro – figura storica del calcio – aveva indossato la maglia del Napoli tra il 1926 e il 1937, diventando un vero simbolo del club partenopeo. Un retaggio culturale e sportivo che avrebbe segnato anche l’orizzonte professionale di Aldo Hugo, che ha guidato la Panini per oltre tre decenni, a partire dal 1991. I suoi sono stati anni di grandi trasformazioni per l’azienda fondata nel 1961 a Modena dai fratelli Panini, pionieri nel mondo delle figurine e dell’editoria sportiva. Nel corso del tempo, la proprietà della società è passata per diverse mani: da Bain Gallo Cuneo e De Agostini, al colosso americano Marvel, fino alla Fineldo della famiglia Merloni. In ogni fase, però, Sallustro è rimasto un punto fermo, conservando la guida del gruppo con una visione imprenditoriale lungimirante, che nel 2016 lo ha portato a compiere il passo decisivo: diventare proprietario dell’azienda assieme alle sorelle Anna e Teresa Baroni. Una scelta che ha sancito in modo definitivo il suo legame personale e professionale con la Panini.

Sotto la sua guida un’icona del made in Italy è diventata una realtà multinazionale, capace di vendere oltre 5 miliardi di figurine l’anno in più di 150 Paesi. Con nuove linee editoriali, l’espansione nel mercato digitale e, più recentemente, l’investimento nell’intelligenza artificiale applicata alle collezioni. L’edizione 2024 delle figurine del campionato di calcio, per esempio, è stata la prima a introdurre tecnologie hi-tech per rendere l’esperienza del collezionismo ancora più coinvolgente e personalizzata. Il fatturato del gruppo, nel frattempo, è cresciuto in modo esponenziale: oltre 1,5 miliardi di euro, più che triplicato rispetto al 2017. Un risultato che ha attirato l’interesse di numerosi fondi di investimento internazionali, incuriositi anche dal potenziale culturale di un brand che continua a parlare a bambini, adulti e nostalgici anche nell’era digitale.

Inversamente proporzionale al successo di Panini, era la sua presenza mediatica. Sallustro è sempre rimasto un uomo schivo, lontano dai riflettori: preferiva il lavoro quotidiano alle luci della ribalta, e ancora fino a pochi giorni fa si recava ogni giorno nella sede di Modena per seguire personalmente l’andamento dell’azienda. Analizzava numeri, strategie, mercati, cercando nuove opportunità di crescita e consolidamento, senza mai dimenticare la radice profonda del brand. Se si cerca sul web, una delle sue ultime dichiarazioni risale al 2005, quando Panini divenne il rappresentante unico per i diritti di "Naruto" in sei territori europei: "Siamo fieri di essere stati scelti e stiamo aspettando di preparare il lancio, certi che il manga riscuoterà enorme successo". Così, asciutto ma comunque entusiasta. Era insomma un uomo di grande rigore e passione, capace di unire pragmatismo industriale e visione editoriale, sempre attento a mantenere alta la qualità del prodotto, l’identità del marchio e il legame affettivo con il pubblico. Ed è grazie a questo suo stile sobrio ma determinato che Panini ha saputo sopravvivere e prosperare in un mondo editoriale in costante trasformazione, tanto che l’eredità lasciata da Sallustro non è solo economica, ma culturale. Le figurine Panini non sono semplici prodotti commerciali: rappresentano un rito collettivo, un patrimonio condiviso, un archivio di memorie che attraversa generazioni.

Sono il simbolo di un’infanzia fatta di scambi, partite doppie, album incompleti e traguardi raggiunti. E sono anche una testimonianza della capacità italiana di creare un linguaggio universale attraverso l’editoria, il design e l’innovazione. Che continuerà a rinnovarsi bustina dopo bustina.

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