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"Ha il fascino del sangue...". L'attacco choc di Montanari al governo

In collegamento con lo studio di DiMartedì, Tomaso Montanari torna a gettare fango sul governo e a fare paragoni con il fascismo

Immagine da DiMartedì
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Tomaso Montanari torna all'attacco del governo, e lo fa come ospite della trasmissione DiMartedì, programma su La7 condotto da Giovanni Floris. Dopo aver già largamente criticato l'esecutivo Meloni, arrivando anche a parlare di "odio per i poveri", lo storico dell'arte e rettore dell'università per stranieri di Siena, lancia l'ennesimo suo strale. "Questa destra riscopre il fascino del sangue", arriva a dire questa volta.

"Xenofobia come strumento di consenso"

Ripartono, dunque, gli attacchi anti-Meloni, e ancora una volta si prende l'immigrazione come terreno di battaglia. In collegamento con lo studio, Tomaso Montanari parte con la sua argomentazione, affermando che italiani lo si è per cultura e patrimonio, non per sangue. "Come si fa a non vederlo?", si domanda Montanari, rifendosi alla situazione attuale. "Un governo che parla di sostituzione etnica, un governo che parla prima di razza e poi di etnia, parla di destino della Nazione... il vocabolario è quello dei fascismi storici. E il progetto non è probabilmente quello ma è il progetto della Polonia o dell'Ungheria: contrazione dei diritti civili, sottomissione della magistratura al potere esecutivo, presidenzialismo e paura degli stranieri".

Insomma, ancora una volta viene riproposto lo spauracchio del fascismo. Il governo Meloni, che sta cercando di tutelare la popolazione, incoraggiare le nascite e preservare l'identità del Paese, viene aspramente criticato dallo storico dell'arte, che vede in negativo le mosse dell'esecutivo. "Xenofobia come strumento di consenso", prosegue Montanari, che poi passa addirittura a citare Primo Levi. "Levi diceva che quando la paura dello straniero diventa un metodo politico, si imbocca una strada in cui in fondo, prima o poi, c'è il lager. Prima o poi. Magari molto poi... "

"Non siamo italiani per sangue"

Dopo aver fatto certi paragoni, il professore non si ferma, continuando con la sua arringa. "Nella nostra tradizione culturale, ed è nella Costituzione, il centro di tutto è la persona umana, non l'appartenenza condizionante all'etnia", ricorda. "Siamo italiani per via di cultura, di paesaggio, di patrimonio... non di sangue", aggiunge, fra gli applausi del pubblico di DiMartedì.

"Invece questa destra riscopre il fascino del sangue. Mussolini era fissato con la denatalità, le campagne contro la denatalità erano tipiche di quel periodo. Mussolini scrive la prefazione a un volume del massimo statistico nazista tedesco che mette in connessione lo scemare delle nascite con il declino dei popoli.

Durante il Fascismo si scriveva: 'Avremo un'Europa senza europei?'", continua. Montanari conclude dicendo che lo preoccupa la coincidenza con le parole di oggi. "Fa veramente impressione", afferma.

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