È in rame e pesa meno di 10 grammi, ma questa moneta vale una fortuna

I 10 centesimi raffiguranti Vittorio Emanuele III del 1908 hanno raggiunto una cifra folle, con una base di partenza d'asta di 50mila euro

Immagine da Varesi
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Sembra impossibile che una moneta in rame di peso inferiore ai 10 grammi possa valere una fortuna, ma ciò non deve sorprendere più di tanto, visto che nel campo del collezionismo numismatico, a seconda della richiesta e della disponibilità di determinati pezzi sul mercato, si continuano a raggiungere quotazioni folli.

Fa particolare effetto il valore attribuito a una moneta da 10 centesimi raffigurante sul "recto" il volto di Vittorio Emanuele III di Savoia, re d'Italia dal 1900 al 1946, e sul "verso" l'allegoria d'Italia rappresentata sulla prora di un'imbarcazione con un ramo d'ulivo stretto in mano. All'altezza del fianco della prua rostrata, in rilievo, si può leggere l'indicazione degli autori "P CANONICA M" e "L GIORGI I".

Lo "spicciolo", come detto realizzato in rame e del peso preciso di 9,87 grammi, è datato 1908, e ovviamente non è da confondere con la sua versione di prova, molto meno rara e ovviamente di valore estremamente inferiore. Considerata di grande rarità, per il fatto che ad oggi siano conosciuti pochissimi pezzi, di cui uno uno inserito nella pietra inaugurale della Zecca in via principe Umberto, la moneta ha una base d'asta molto alta che non è inferiore ai 50mila euro: una vendita sul portale di Varesi si è conclusa addirittura per 98mila euro.

Nell'ambito delle monete raffiguranti i Savoia, ha un valore molto elevato, intorno agli 85mila euro, anche la versione da 20 centesimi di Vittorio Emanuele III del 1906. E questo solo per citare un altro esempio.

Il collezionismo numismatico rimane sempre solido negli anni, e ne è un esempio anche la proposta di Numismatica Ars Classica, con pezzi rari e di gran pregio, come ad esempio la piastra da 10 scudi raffigurante sul recto Francesco I de' Medici e sul verso San Giovanni predicatore: base d'asta fissata a 40mila euro per la grande rarità del pezzo.

Partenza da 35mila euro, anche grazie all'eccezionale stato di conservazione, per le otto doppie parmensi di Ferdinando I di Borbone.

Il veneziano ducato da 10 zecchini di Alvise III Mocenigo, durante il dogato del quale la città lagunare conobbe un periodo di grande penuria di metalli, parte da 8mila euro, da 30mila, invece, lo scudo della croce da 12 zecchini di Francesco Loredan. Per lo "scudo del sole", in cui è raffigurato invece l'assedio di Firenze da parte delle truppe di Clemente VII e Carlo V, la proposta di una base da 10mila euro.

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