
Minuto ventidue. Il San Paolo è tutto in piedi e applaude con convinzione. Uno a zero, partita sbloccata. Particolare per nulla trascurabile: il gol l'hanno fatto gli ospiti. Com'è possibile, allora, quel diluvio di mani che sbattono e di "bravo!" che escono dalle labbra? Il Napoli è sotto. Fiorentina in vantaggio. Sul serio si stanno complimentando con un avversario? La risposta è sì, se quell'avversario si chiama Roberto Baggio.
Quinta giornata del campionato 1989/90. Quel campionato: gli azzurri di Bigon alla fine della stagione vinceranno lo scudetto, trascinati dai sedici gol di un marziano arrivato per far sorridere e dominare. Ma quel giorno Diego Armando Maradona parte dalla panchina. Allo stadio ci sono 51mila spettatori. In campo fluttuano comunque un mucchio di talenti. L'onnipresente Ciro Ferrara, Alemao, Careca e Carnevale, da un lato, sono quelli che scintillano maggiormente. Ma non è che dall'altra parte si scherzi poi molto. Pioli, Dunga e Roberto Baggio sono tra i leader di una viola che intende dare battaglia.
E ci riesce fin da subito, cogliendo alla sprovvista gli avversari. Alla fine del primo tempo la Fiorentina sarà in vantaggio di due reti a zero, salvo poi essere ripresa a superata nel secondo. I gol per gli ospiti li segna entrambi il divin codino. Il secondo è un calcio di rigore, realizzato con glaciale concentrazione. Il primo, un affresco che ancora oggi Baggio ritiene essere la sua rete più bella.
Minuto ventidue, si diceva. Il Napoli sta attaccando per tentare di sbloccarla, ma la difesa gigliata si contrae e respinge. Uscita palla su Roberto, che viene incontro tantissimo. La va addirittura a prendere ad una manciata di metri dalla sua area di rigore. Poi si volta e accelera. E qui c'è da mettersi comodi, perché comincia il pezzo di magia. Baggio ha un compagno che si allarga a destra e uno che si apre a sinistra, ma procede dritto per dritto. Gli si fa incontro Alessandro Renica, che allarga la gamba sinistra per agganciare il pallone, ma Roby lo nasconde e lo salta.
Vabbè, ora la passerà, si dicono sugli spalti. Mica può farsi tutto il campo dribllando tutti. Spoiler: non la passa. Dribbla tutti. Quando il Napoli si accorge che sta praticamente entrando in area è già troppo tardi. Due difensori provano a chiuderlo, ma il tentativo è vano. Uno si getta in scivolata: Baggio lo evita cambiando la cadenza del suo movimento, semplicemente spostandosi verso sinistra. L'altro è troppo lontano per riuscire a chiuderlo.
Esce allora dai pali il portiere Giuliano Giuliani, per cercare di coprire più specchio possibile. Nulla da fare. Giuliani resta in piedi finché può, ma Roby lo fa sedere con una finta e, quando si rialza, ha già spinto dentro un gol di una bellezza stratosferica. Un gol alla Maradona: palla a me, dribblo tutti e segno. Di fatto anche El Pibe de Oro si alza dalla panchina e inizia ad appaludire. Così come molti degli altri avversari e, appunto, i tifosi sugli spalti. E' uno di quei momenti di rara bellezza che soltanto i campioni possono dischiudere. La gente si sente grata per avere assistito. Poesia in movimento. Non capita tutti i giorni.
La partita poi la vincerà il Napoli, si diceva. Maradona entra dal primo del secondo tempo e un autogol di Pioli, assieme alle reti di Careca e Corradini, condannerà la viola alla sconfitta. Al fischio finale però proseguono gli applausi per Roberto, che ringrazia, commosso. Al coro si unisce anche Maradona, che durante le interviste post gara tesse pubblicamente le lodi di Baggio. La sua carriera è appena all'inizio, ma quello è già il sui gol più bello (e non è che ne abbia segnati di brutti, successivamente).
Quel giorno dal San Paolo sfilano tutti via felici: una cosa così poteva pensarla giusto Maradona, perché contiene in sé la sana tracotanza di chi ritiene di potercela fare. Roba da Pibe de Oro ai mondiali di Messico '86. Invece l'ha visualizzata - e l'ha fatta - Roberto Baggio.
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