«AutoChina» parla tedesco Di Mercedes e Audi le regine

da Pechino

Come accade ormai da tempo nei Saloni dell’auto, quello di Pechino non si sottrae alla regola che vuole gli europei in prima fila con importanti novità. Sono due Suv compatti le regine della manifestazione aperta fino a domani nella capitale cinese: la Mercedes Glk e l’Audi Q5. La casa di Stoccarda, impegnata com’era a dirimere i nodi dell’alleanza con Chrysler, ha atteso forse troppo, prima di puntare con decisione sul più che promettente mercato sotto la Muraglia. Ma adesso sta riguadagnando rapidamente terreno, sia con i modelli prodotti in loco (le Classi C ed E) sia con quelli importati come la S e, da fine 2008, appunto la Glk (che in Italia debutterà invece a ottobre).
Il nuovo Suv compatto con la stella sul cofano vuole ritagliarsi uno spazio tutto suo, rispetto alla concorrenza: punta sul lusso e il comfort di marcia, come tutte le Mercedes, ma anche sulle doti fuoristradistiche, esaltate dalla trazione integrale 4Matic e sottolineate da linee tese che ricordano quelle della celeberrima Classe G. Tre le versioni al lancio (280 e 350 a benzina più la 320 Cdi turbodiesel), tutte con cambio automatico 7G-Tronic e prezzi a partire da poco meno di 40mila euro. Più lunga di 10 cm (4,63 contro 4,53), ma anche più larga e più bassa (di 4 cm) rispetto alla Glk, l’Audi Q5 gioca le carte della sportività e dell’abitabilità. Dalla gamma della A4, da cui deriva, eredita i motori più recenti (il turbo benzina 2.0 Tfsi da 211 cavalli, il 3 litri V6 da 240 e il 2.0 TDI da 170), e nel contempo porta al debutto un nuovo cambio sequenziale a 7 marce e doppia frizione. In Italia anche questo modello sarà in vendita dall’autunno, con prezzi a partire da circa 35mila euro. Se le case tedesche sono protagoniste in un segmento, quello dei Suv, in forte espansione anche in Cina, le marche italiane si prendono la rivincita con le superberline, una nicchia che all’ombra della Grande Muraglia valeva già 5mila unità a fine 2007 e continua a crescere a un ritmo vertiginoso. Maserati, che ai nuovi ricchi cinesi ha presentato la GranTurismo S, pensa quest’anno di consegnare 350 vetture, dopo aver quasi raddoppiato le vendite con 210 unità nel 2007. E Ferrari (il 25% dei clienti sono donne), che ha portato a Pechino il programma di personalizzazione One-To-One, prevede un ulteriore incremento dopo quello messo a segno l’anno scorso con 180 unità vendute. La concorrenza, ovviamente, non è rimasta a guardare ed è significativo che tutti i marchi del lusso e delle prestazioni, compresa Bugatti che non si presenta neppure nei Saloni europei o Aston Martin che mai s’era vista prima a Pechino, abbiano fatto capolino nei padiglioni della rassegna cinese.
In Cina, comunque, l’intero mercato è in forte crescita. E ciò spiega l’impegno massiccio dei colossi mondiali dell’auto, che tramite le joint-venture controllano tre quarti della produzione e delle vendite, oltre 5 milioni di vetture l’anno, senza contare i veicoli commerciali e industriali. È il caso di Volkswagen, che a Pechino presenta due berline a tre volumi su base Golf destinate esclusivamente alla clientela locale, la Lavida e una versione ad hoc della Bora. Ma anche di Opel, con l’Astra nella medesima carrozzeria, e di un altro marchio di Gm che va per la maggiore a Pechino, cioè Buick con l’Invicta. E per la nuova classe media che per la prima volta può permettersi un’auto sono in arrivo modelli come la Toyota Yaris, la Mazda2 e le Fiat Bravo, Grande Punto e Linea, queste ultime esportate dal Lingotto verso la Cina in attesa di ricominciare a produrre in loco, in partnership con Chery al posto di Nanjing. Anche le city-car, visto che nelle aree metropolitane gli ingorghi sono ormai quotidiani, cominciano a stuzzicare gli automobilisti cinesi, tanto che Daimler ha già annunciato per metà 2009 la commercializzazione della Smart e la stessa Fiat si prepara a far sbarcare a Pechino la 500.
E i produttori locali? Dopo i velleitari esordi degli anni scorsi, qualche passo avanti, nel design come nella qualità costruttiva, si comincia a vedere. Ma più che altro grazie al supporto di progettisti e centri stile di casa nostra. C’è lo zampino di Pininfarina, per esempio, nell’elegante station wagon di Brilliance (casa che produce su licenza per il mercato domestico la Bmw Serie 3 e si appresta con un paio di modelli a sbarcare anche in Italia) e nelle berline a due e tre volumi presentate dalla Jac. Porta invece la firma di Torino Design la famiglia delle Fiara, ben sette modelli con diverse carrozzerie sulla stessa base, che Chery intende produrre entro un paio d’anni. Tra i costruttori emergenti e più orientati all’export si segnalano Great Wall, che dopo il Suv Hover si accinge a portare in Italia la monovolume Cowry, e Byd che a partire dall’inizio 2009 troverà uno sbocco nel nostro Paese con due berline, la F6 e la F3, anche in versione ibrida, grazie all’impegno del Gruppo Koelliker.

Il resto, eccezion fatta per qualche interessante prototipo di Geely, costruttore che già si è affacciato sulla ribalta dei principali Saloni internazionali, non va aldilà delle solite e improbabili scopiazzature di modelli occidentali.

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