Automobili di lusso, il "bancomat" del fisco Gasolio caro come oro

La stangata sulle ammiraglie è da incubo. Il risultato? Crolleranno le vendite. Gli effetti del superbollo. Nuovo salasso al volante: in alcuni distributori il diesel è più caro della benzina

Automobili di lusso,  il "bancomat" del fisco Gasolio caro come oro

Perché mai un governo dovrebbe evitare di rastrellare euro dove, da almeno mezzo secolo, si sono sempre ottenuti risultati in termini di raccolta? L’auto, come del resto il tabacco, continua a svolgere il ruolo di «bancomat» erariale per le manovre finanziarie più critiche. Un settore nel quale il concetto di equità vale sostanzialmente perché l’impennata dei prezzi dei carburanti colpisce l’intera popolazione. E si cerca di far passare per equo l’inasprimento nei confronti di chi, invece di acquistare una city-car, si permette una potente vettura tedesca, dimenticando che in quei modelli d’importazione c’è molto made in Italy.

La conferma arriva dalle recenti dichiarazioni di Franz Jung, presidente di Bmw Italia, che pur non potendo quantificare quanto valore proveniente dalle nostre industrie ci sia in una delle loro «premium», assicura che «per costruire auto e moto tedesche, sono stati acquistati nell’ultimo anno componenti per un totale di 640 milioni di euro. Se poi si somma la seconda linea di fornitori (le aziende che lavorano per i partner italiani), l’ammontare raggiunge quota 1,2 miliardi». Ma questi sono destinati a ridimensionarsi nel 2012 nel caso si avverassero le previsioni al ribasso nelle vendite, determinate dal clima di inquisizione che porterà a una contrazione di un segmento che fino a oggi non aveva quasi conosciuto la crisi.

L’arma dei controlli fiscali destinati a stabilire con precisione reddito e patrimonio dei proprietari, una vera novità in materia, sta già assumendo l’aspetto di un boomerang, poiché va a colpire un settore nel quale il fisco ha una presenza già molto pesante. Lo testimoniano i dati resi noti ieri dall’annuale rapporto Aci-Censis, dal quale emerge che già in condizioni di apparente normalità i costi di gestione nel corso del 2011 sono cresciuti in media del 3%, con un inasprimento del 18% delle sanzioni amministrative, ormai scelte da molti enti locali come misura talvolta oltre i limiti della legalità per compensare i tagli subiti a monte.

Basta poi osservare i prezzi praticati nelle stazioni di servizio per capire che l’obiettivo è quello di eliminare ogni tetto al prelievo di questo particolare «bancomat» infinito su quattro ruote. Fino a pochi giorni fa, infatti, la differenza tra un litro di gasolio e uno di benzina verde era di alcuni centesimi a favore del primo, una naturale conseguenza dei minori costi industriali per un combustibile meno raffinato.

Oggi, invece, il divario è ridotto a un pugno di millesimi, se non addirittura azzerato. E in alcuni distributori il diesel ha addrittura sorpassato la benzina. Tutto ciò ha il sapore di una punizione per chi ha scelto questo tipo di motore (circa il 37 per cento degli italiani nell'ultimo anno) contando sull'economia assicurata da consumi più favorevoli. Una punizione che va ad aggiungersi alla beffa subita da quanti hanno oggi un’auto diesel recente, che deve rimanere nel box perché giudicata la responsabile dell'inquinamento nelle grandi città. Che peraltro resta oltre i limiti anche quando tutte le macchine non circolano per due giorni.

In tema di carburanti, non si salva nemmeno chi ha scelto il gas, fino a oggi risparmiato. Ma come ricorda Eugenio Razelli, presidente uscente di Anfia, l’associazione di categoria dei produttori italiani, «il Gpl è aumentato di 2,6 centesimi al litro, mentre l’accisa sul metano è stata ritoccata di 0,00331 euro al metro cubo».

Dal prossimo anno è facile intuire che anche i segmenti alla portata di pochi, che resistevano alla crisi, saranno destinati a un importante ridimensionamento. Da parte delle industrie tedesche, le più direttamente interessate dagli effetti delle nuove misure, le previsioni vanno nella direzione di una perdita di quote di mercato per i prossimi 18-24 mesi, durante i quali i controlli saranno più incisivi. In questi due anni anche chi potrà permetterselo passerà a veicoli con cilindrate inferiori: in fondo è meglio passare inosservati al volante di un’auto come tante, piuttosto che avere le Fiamme gialle in casa.

Nella prima stesura il sistema di calcolo del superbollo avrebbe generato anche l’improvviso crollo del valore dell’usato nel segmento premium. Invece, con l’annunciato inserimento di un abbattimento della quota aggiuntiva, che dai 20 euro per ogni kW in più si riduce al 60% dopo cinque anni, al 30 dopo dieci, fino a sparire dopo 15 anni di vita, il mercato dei veille auto di seconda mano sembra per il momento salvo.

Secondo Vincenzo Bozzo, amministratore delegato di Autoscout 24, organizzazione che rappresenta un mercato virtuale dell’auto a livello europeo, per conoscere i reali effetti sul mercato bisogna attendere i risultati dei prossimi due mesi.

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