"Una tantum dalle aziende per far quadrare i conti"

Giorgetti: "Serve uno sforzo comune". Allo studio un contributo da banche, assicurazioni e imprese della difesa con utili super

"Una tantum dalle aziende per far quadrare i conti"
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«Abbiamo annunciato che rientreremo sotto il 3% di deficit/Pil nel 2026, vedo che altre nazioni come la Francia rientreranno nel 2029 e quindi è evidente che ci apprestiamo ad approvare una legge di Bilancio in cui saranno chiesti sacrifici a tutti».

A volte più di quello che si dice è importante come e quando lo si dice. E questa dichiarazione del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso di un'intervista concessa per un evento di Bloomberg è stata resa nota ieri pomeriggio a mercati aperti. Per quanto già note nel complesso queste parole, inserite in un riferimento all'articolo 53 della Costituzione (ossia la proporzionalità del sistema fiscale ai redditi) e arricchite da concetti come «andare a tassare i profitti di chi li ha fatti» e «siamo tutti chiamati a concorrere», hanno scatenato un sussulto in Borsa. Che, in un contesto già non esaltante, ha virato in negativo insieme alle altre piazze europee chiudendo in flessione dell'1,5 per cento.

Il discorso di Giorgetti, pur non contenendo elementi di eclatante novità, ha determinato queste reazioni poiché divulgato in una fase critica per il mercato, ossia quando le Borse si intonano all'apertura di Wall Street, ieri in calo, accentuandolo in mancanza di elementi positivi. Che cosa ha detto, quindi, il ministro dell'Economia di tanto sconvolgente? Seguiamo il suo ragionamento.

«Tutti quanti devono fare determinati passi, chi come le categorie interessate al ravvedimento e al concordato preventivo, devono accettare l'idea che devono dichiarare di più rispetto a quello che hanno dichiarato in passato per mettersi in regola con il fisco», ha sottolineato riferendosi al provvedimento migliorato con il dl Omnibus. Il concordato mette al riparo dagli accertamenti e consente di sanare gli omessi versamenti con uno sconto, ma si basa su un proposta che prevede il versamento di più Irpef e Irap rispetto a quanto fatto in passato dalle partite Iva che aderiranno entro il 31 ottobre.

Veniamo, quindi, alla parte più controversa. «Non ci sarà la replica della discussione sugli extraprofitti bancari», ha specificato il titolare del Tesoro aggiungendo che «paradossalmente uno potrebbe dire oggi che è ingiusto con tutte queste guerre che chi produce armi» non dia un contributo in virtù «degli utili superiori» conseguiti. Insomma, ci sarà una «chiamata di contribuzione per tutti» nello spirito dell'articolo 53 della Costituzione che fissa il prelievo commisurandolo al reddito, magari a partire dal settore Difesa.

Come hanno spiegato successivamente fonti di Via XX Settembre, «si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l'utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto». Il Mef ha chiarito che «non è allo studio nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al concordato biennale preventivo». Il ministero aveva poi specificato che il Piano strutturale di bilancio prevede una «rimodulazione» delle accise su gasolio e benzina con un loro allineamento in fase di attuazione della delega fiscale.

Prudenza, per ora, da parte dei manager delle aziende potenzialmente coinvolte. «Se ci chiederanno, daremo i nostri numeri. Se lo Stato chiama, noi risponderemo», ha specificato Roberto Cingolani, ad del colosso della difesa Leonardo. Per il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, «in questo momento chi è nelle condizioni di fare utili significativi può pensare o di alzare i salari o trovare soluzioni con il governo per migliorare le condizioni del debito pubblico del Paese, non necessariamente con la tassazione». Chiaro riferimento alla disponibilità delle banche di anticipare per cassa alcune imposte.

Ma in sostanza, chi dovrà pagare alla fine? Probabilmente i settori interessati all'una tantum saranno le banche, le assicurazioni, le aziende della difesa e quelle che hanno largamente beneficiato per la congiuntura (si veda il caso dei tassi alti) più che per meriti propri. Naturalmente il problema sarà individuare di comune accordo il meccanismo e la misura.

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