Questo fine settimana in Sicilia si corre la Targa Florio Classica, la rievocazione storica sportiva di una delle corse più antiche di sempre. "A’ Cursa", come la chiamano affettuosamente i siciliani, fu creata da un'intuizione di Vincenzo Florio, ricco armatore siciliano, pioniere dell’automobilismo sportivo italiano, pilota, organizzatore di gare, e presidente per parecchi anni della CSAI. Nata nel 1906, si è disputata fino alla metà degli anni 70' sulle strade delle Madonie. Chi vinceva la gara veniva automaticamente lanciato nell’olimpo degli eroi del volante. Alcune case automobilistiche qui vittoriose hanno dato ai loro modelli di maggior prestigio un nome che in qualche modo ricordasse quell’evento. L'Alfa Romeo, nelle sue vetture con il DNA più sportivo, continua a fregiarle di un piccolo quadrifoglio in onore di Ugo Sivocci, il pilota che lo disegnò nel ’23 quale portafortuna sul cofano della sua RL. Naturalmente, vinse la gara. Sivocci nella sua carriera portò a casa numerose altre vittorie, sempre accompagnato dal quadrifoglio.
Per ripercorrere gli antichi fasti della Casa di Arese alla Targa Florio, partiamo da Roma per raggiungere la Sicilia a bordo di un nuovissimo Stelvio con allestimento Veloce, equipaggiato con un propulsore 2.0 turbo benzina da 280 CV e 400 Nm di coppia massima. Nel lungo e monotono trasferimento autostradale, l'ottimo lavoro di insonorizzazione non ci fa rendere conto della nostra velocità di crociera. Così, per stare in sicurezza e soprattutto per rispettare i limiti, attiviamo il cruise control adattivo. A rendere il viaggio ancora più rilassante e confortevole un ricco ventaglio di ADAS di ultima generazione e la musica che si espande attraverso il sistema HarmanKardon da 14 speaker.
La sera dopo aver percorso circa 900 chilometri raggiungiamo Cefalù, una deliziosa località sul mare alle porte delle Madonie. Di buon mattino, siamo già in auto per raggiungere gli spalti di Floriopoli, nei pressi di Cerda. Quando c’era don Vincenzo, ci si radunavano uomini ricchi, la noblesse di Palermo e quella delle più importanti aristocrazie d’Europa. Le signore si esibivano in grandi paglie chapeaux-jardins velate sul viso, mentre i signori si pavoneggiavano indossando baschi di paglietta e istrioniche divise militari. Oggi quelle tribune e la costruzione dei box sono un accumulo di sporcizia e calcinacci, e le strutture, quasi tutte pericolanti, sono incamiciate con palchi di ferro. Qualche anno fa, a pochi metri da una tribuna, è stato eretto un busto di Vincenzo Florio con accanto un cartellone che racconta le strade della Targa e qualche leggenda. Ah, potesse parlare oggi, chissà cosa direbbe guardando questo vergognoso degrado…
Probabilmente lancerebbe maledizioni verso chi non si è impegnato nelle ristrutturazioni e che ha impedito a importanti case automobilistiche di trasformare questa location disastrata in un hub per test drive ed experience alla scoperta delle Madonie. Lo stesso viaggio che affronteremo noi oggi. Normalmente un SUV non si sentirebbe a suo agio tra curve strette e tornanti, ma questo è un veicolo concreto con lo stesso handling della Giulia ma con le ruote alte, l’abitabilità maggiorata e la sua linea inconfondibile. Il colore è lo stesso rosso delle livree delle auto italiane che in Sicilia lottavano per la vittoria. Un colore che venne utilizzato anche da qualche casa "estera" per ingannare i tifosi, che spesso lanciavano sassi verso le vetture che non correvano sotto le effigi del tricolore. Con l'ultimo restyling di Stelvio, la novità estetica più significativa si ritrova nel frontale, dove il "trilobo" è stato sostituito da una fanaleria 3+3 Full-LED Matrix adattivi, perfetti per illuminare queste strade nelle buie notti.
Le strade, una volta della Provincia, sono piene di buche e avvallamenti, scegliere la traiettoria per affrontare le curve non è facile. Viaggiando in direzione Collesano, alcune strade sono inagibili e le deviazioni ci costringono a percorsi dal manto dissestato su interpoderali, dove l'asfalto si alterna a brecciolino. Stelvio, con la tecnologia Q4, riesce a trasferire, in meno di 150 ms, fino al 50% della coppia motrice sull'asse anteriore. Un bel vantaggio per la dinamica di guida che si traduce in entrate allegre in curva grazie a un'aderenza al terreno impareggiabile. A Collesano c’è un piccolo museo dedicato alla Targa. Il curatore è Michele, a lui il compito di valorizzare e custodire le memorabilia della Targa e i cimeli donati dai piloti che vi hanno partecipato. Alcuni oggetti esposti nelle teche sono legati anche alla Casa di Arese. Su e giù per le Madonie tra curve e tornanti, il motore turbo risponde egregiamente ad ogni affondo. Il cambio a 8 marce, con palette al volante, permette cambiate rapide ed incisive.
Che spettacolo! La linea dell’orizzonte alterna le linee spezzate dei profili montuosi alla linea dell’infinito al livello del mare. Percorriamo oltre 80 chilometri sulla disastrata rete viaria delle Madonie. Ci sembra di viaggiare sull'otto volante. A fine giornata si torna a Cefalù, lo Stelvio è parcheggiato davanti a quella che una volta era la bottega di Francesco Liberto, conosciuto da tutti come Ciccio di Cefalù: l’artista delle scarpe. Le realizzava su misura per tutti i grandi campioni. Su uno scaffale erano custoditi alcuni quadernoni con disegnate "impronte celebri" e le dediche dei proprietari dei piedi.
Il primo paio lo aveva realizzato nel 1965 per un pilota della Targa che naturalmente salì sul podio. Niki Lauda calzava le "racing shoes" di Ciccio. Per lui, prima di ogni gara, un jet privato arrivava a Palermo, ritirava le scarpe e le consegnava sul circuito di gara.
Dalla bottega di Liberto sono uscite anche le calzature per maestri del volante come Andretti, Elford, Vaccarella, Ickx, De Adamich, Vettel, Munari. Un viaggio nello spazio e nel tempo a inseguire le orme di Vincenzo Florio, a spolverare i ricordi e a celebrare la tradizione automobilistica. Un tributo doveroso al passato e al futuro dell’automobilismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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