In occasione della tradizionale conferenza stampa di fine anno che si è tenuta oggi nell'Aula dei Gruppi parlamentari, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito allo stop alla vendita di auto con motori diesel e benzina in Europa nel 2035. "Non produrre più motori a combustibili fossili nel 2035 è irragionevole. Lo considero profondamente lesivo del nostro sistema produttivo. Mi pare che sia una materia su cui c'è una convergenza trasversale a livello italiano ed intendo utilizzare questa convergenza per porre le questione con forza", ha affermato il premier.
Il piano europeo
Nello scorso giugno il Parlamento Europeo ha dato il consenso al bando delle auto termiche nel Vecchio Continente a partire dal 2035. Questo è uno dei punti chiave contenuti nel documento “Fit for 55”, il pacchetto presentato dalla Commissione europea per combattere i cambiamenti climatici e decarbonizzare l’economia continentale. I legislatori, riuniti in sessione plenaria, hanno varato una soluzione che cambierà il mondo delle quattro ruote, visto che le Case automobilistiche saranno obbligate a vendere soltanto veicoli elettrici a partire dal 2035.
Fit for 55
Il programma "Fit for 55" fissa il traguardo di abbassare le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il pacchetto mira ad allineare la normativa dell'UE al raggiungimento del target previsto fra otto anni, ma sono molteplici i vari obiettivi climatici fissati: garantire una transizione giusta e socialmente equa; mantenere e rafforzare l'innovazione e la competitività dell'industria dell'UE assicurando nel contempo parità di condizioni rispetto agli operatori economici dei paesi terzi; sostenere la posizione leader dell'UE nella lotta globale contro i cambiamenti climatici.
I dubbi di Meloni e non solo
Lo stop alla produzione di auto endotermiche porterà - secondo alcuni - a degli effetti nocivi sul tessuto industriale continentale. Questa scelta è oggetto di grandi controversie soprattutto a causa delle conseguenze incerte che si riverseranno sul fronte sociale, economico e occupazionale. A tal proposito, alcune settimana fa il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, si è espresso in questa maniera: "Voglio essere certo che quando si fanno scelte di politica industriale in Europa si sia fino in fondo consapevoli delle decisioni che vengono prese come sistema industriale europeo". Oggi gli fa eco il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che dubita sul conseguimento degli obiettivi fissati dal "Fit for 55": "Non credo sia raggiungibile. Intendo porre la questione in sede europea".
I problemi infrastrutturali
Per effettuare la sospirata transizione energetica, l'Europa e l'Italia hanno bisogno di più stazioni di ricarica, un ostacolo che cercheranno di risolvere entro i prossimi anni.
Attualmente esiste un piano per costruire tre milioni di punti di ricarica in tutto il continente europeo entro il 2029, con l'Italia che dovrà costruire più di 54.000 punti di ricarica entro il 2024, e ben 350.000 entro il 2029. La strada è lunga, ma il destino - in teoria - sembra già tracciato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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