Fuego, un nome che in molti a stento attribuirebbero al mondo dell'automobile. Errando. Da qualche parte, in uno dei più angusti e dimenticati cassetti della memoria, un po' impolverato e ingiallito, questo nomignolo spagnoleggiante suggerisce un richiamo alle quattro ruote fortissimo. I fans della Renault non esiterebbero un istante a nominare la propria beniamina, figlia degli anni Ottanta, ma per gli altri la faccenda si farebbe un po' più dura, perché quella sportiva comoda per quattro persone, fu un vero fuoco di paglia. Ciò nonostante, la sua importanza nel grande libro della storia dell'automobile ce l'ha eccome, in primis perché è stata una delle ultime coupé da famiglia, concetto di veicolo tanto caro agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, in secondo luogo perché è stata una delle prime sportive ad adottare un motore a gasolio sotto al cofano. Operazione blasfema per i suoi tempi, moda ad ampio raggio vent'anni dopo la sua dipartita. In poche parole, questo è il biglietto da visita della Renault Fuego, cenerentola di un tempo che fu.
Il debutto della Renault Fuego
Il momento in cui il mondo scopre per la prima volta la Renault Fuego è in occasione del Salone di Ginevra del 1980. Durante la kermesse elvetica, i più snobbano questo veicolo, perché l'universo automotive sta virando verso un'altra dimensione e un oggetto come la transalpina ha poco da raccontare. I francesi sono grandi innovatori, spesso hanno apportato massicce rivoluzioni anche nelle quattro ruote, mentre la Fuego ha un non so che di anacronistico, un sapore amaro come qualcosa che si presenta fuori tempo massimo. La sua categoria di rappresentanza, quella delle coupé da famiglia, ha esaurito la propria verve. Restano in piedi quei Marchi che hanno un affermato pedigree sportivo, oltre a una militanza consolidata tra le coupé, vedi: Alfa Romeo (GT e GTV), Lancia con la sua Beta HPE e BMW Serie 3 E21. Un brand generalista come Renault, assente da troppo tempo in questo campo da gioco, non sembra il competitor più accreditato per imporsi in modo agguerrito. Basta osservare cosa succede a Ford e Opel, che con la Capri e la Manta iniziano a stentare.
Eppure, la Régie ha in mano delle carte interessanti da buttare sul tavolo. Prima di tutto una linea accattivante, figlia del designer Robert Opron, abilissimo ad adottare delle fasce nere per abbassare la linea di cintura, altrimenti troppo alta a causa dei motori longitudinali, e donare una silhouette più sinuosa e aggressiva alla Fuego. Poi, quel lunotto posteriore simile a una cupola; per qualcuno è semplicemente una parodia della Porsche 924, uscita qualche anno prima, per altri uno stratagemma innovativo e funzionale per abbassare il cx della vettura, così da renderla ancora più aerodinamica. Infine, ci sono spazio a volontà, comfort elevato e la possibilità di piazzare sotto al cofano degli impertinenti motori turbo, mania tipica dell'epoca, derivati direttamente dalla F1.
Buono lo start, ma nel lungo si perde
Come succede a tanti ciclisti protagonisti di tappa nei grandi giri, la fuga iniziale funziona bene, salvo poi crollare quando il gioco si fa duro ed essere ripresi da tutto il gruppo a pochi chilometri dal traguardo. Questa potrebbe essere la parabola della Fuego. La sportiva di Renault, rigorosamente a trazione anteriore, riscuote un immediato successo. Le sue linee piacciono, al pari dei contenuti di alta fascia. Il suo comportamento su strada è convincente, grazie a un buon bilanciamento tra confort e performance. La coupé francese, così, diventa la più venduta della sua categoria nel 1981 e, dati i riscontri eccellenti nel Vecchio Continente, viene esportata anche negli Stati Uniti. L'exploit del primo anno, però, non viene ripetuto. La domanda crolla e a stento la produzione arriva al 1985, anno in cui la sua catena di montaggio viene smaltita, almeno in Europa.
La sua buona stella inauguarale dipende anche dall'ampia gamma motori. Si parte dal 1.4, il più piccolo della famiglia, per arrivare al 2.0 e al 2.2 (destinato agli USA), anche se il fiore all'occhiello è il 1.6 Turbo (al debutto nel 1984), che coi suoi 132 CV permette alla francese di toccare i 200 km/h. Un risultato da annali, sia per la sua epoca di riferimento, sia per cubatura del propulsore. Altra unità da menzionare è quella Turbodiesel, un 2.0 da 88 CV, che con i suoi 177 km/h diventa il più veloce motore a gasolio al mondo.
Seconda vita in Sud America
A tantissimi personaggi capita di trovare una seconda giovinezza in palcoscenici ritenuti meno nobili. Lo stesso succede anche alla Renault Fuego, che in Sud America rifiorisce e persevera sul mercato fino al 1992, ben dodici anni dopo la sua presentazione a Ginevra. La coupé da famiglia francese si ritira dal mercato con 262.
000 unità circa, trovando un'erede alla lontana nella Megane Coach, e in una "nipote" giovane nell'ultima generazione di Laguna Coupé. La Fuego è stata ingiustamente snobbata e adesso dimenticata. Chissà se leggendo queste righe a qualcuno non "venga sbloccato un ricordo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.