Jeremy Clarkson è, probabilmente, il più noto giornalista dell'auto al mondo. L'inglese è stato prima il volto di "Top Gear", programma in onda sulla BBC, mentre adesso lavora per Amazon portando avanti lo show chiamato "The Grand Tour", il cui tema principale sono naturalmente le macchine. Il britannico non ha mai fatto mistero di amare un marchio sopra tutti gli altri: l'Alfa Romeo. Il Biscione batte forte nel cuore di Clarkson, che ha anche dichiarato che un vero appassionato può considerarsi tale solamente se ha posseduto almeno un'Alfa nella sua vita. Ovviamente, ciò che dice Clarkson non va preso come oro colato, tuttavia, lui stesso ha raccontato di aver avuto in gioventù un'auto che l'ha completamente stregato, che lo faceva alzare nella notte per andarla a guidare nelle strade deserte, inebriandosi le orecchie con il sound più intenso mai prodotto da un motore. Quell'auto nello specifico era una GTV6. A distanza di anni e, dopo una puntata sulle vecchie glorie italiane di "The Grand Tour", Jeremy si è ricongiunto con la sua amata sportiva di Arese, acquistandola di nuovo e riassaporando tutte le emozioni di quando era un ragazzo.
Una versione fuori dall'ordinario
La GTV6 è una versione dell'Alfetta GT, che però non arriva in concomitanza con il suo esordio nel 1974, che tra l'altro avviene due anni dopo lo sbarco nel mercato dell'Alfetta, la bella e grintosa berlina dalla quale deriva. La GTV6, infatti, si presenta al mondo in occasione del restyling del 1980, quando in nome della moda dell'epoca perde quella grazia e quell'eleganza che Giorgetto Giugiaro le aveva originariamente dato, indossando in modo massiccio inserti, fascioni e finiture di plastica un po' dozzinali. Gli anni Ottanta sono stati la decade della plastica ovunque, portata sull'altare delle quattro ruote a discapito delle cromature, che divennero in un baleno démodé. In mezzo al cofano, poi, compare una gobba che rende ancora più "rozza" la coupé di Arese; quella protuberanza, in ogni caso, ha il dovere di esserci, perché nel vano sottostante brilla un motore possente e massiccio, che necessita di spazio e di aria fresca.
Nonostante questa doverosa premessa, la linea dell'Alfetta GT è un pezzo di alta scuola, perché emana aggressività e sportività da ogni angolatura la si guardi. La parte meglio riuscita è certamente l'anteriore, battagliero e schiacciato, mentre la coda è tronca e la silhouette è quella a cuneo che tanto è stata sfruttata nella storia del Biscione. In fondo, Giugiaro ha dovuto lavorare su questa vettura mantenendo le proporzioni dell'Alfetta e il risultato è senza dubbio impeccabile.
L'Alfa Romeo GTV6 si fa conoscere
La vettura viene presentata alla stampa nel 1981 e in modo unanime il responso è positivo, per un motivo sopra tutti gli altri: la combinazione meccanica-motore. Lo schema dell'Alfetta rende la GTV6 un vero incanto, ma a far sì che questa vettura sia speciale ci pensa il positivo trapianto del corposo motore 2.5 litri V6 da 160 CV, che l'ingegner Busso aveva fatto debuttare sull'ammiraglia Alfa 6, sotto al suo cofano. Questo leggendario propulsore dona all'Alfa delle prestazioni irresistibili, che la pongono - senza affanni - nella categoria delle gran turismo. I numeri ci vengono in soccorso: 210 km/h di velocità massima e un'accelerazione da 0-100 km/h registrata in appena 8,2 secondi.
Tramite l'utilizzo dell'iniezione elettronica Bosch L-Jetronic, il motore risulta più pastoso rispetto a quello a sei carburatori montato sulla grande berlina; ciò gli permette una maggiore fruibilità e un consumo medio più basso. Quello che rende il pacchetto auto irresistibile è quando si riesce a portare la GTV6 in un bel tratto misto, nel quale le sue doti di maneggevolezza, tenuta di strada e frenata, la rendono imprendibile per tutta la sua concorrenza. A sublimare l'esperienza c'è una colonna sonora, orchestrata dal magnetico V6, che rende il tutto straordinario.
Quotazioni in crescita
Il favore che incontra in tanti mercati esteri innesca un meccanismo che porta allo sviluppo di serie speciali, come la Grand Prix e la GTV6 3.0 che debutta in Sudafrica tra l'84 e l'85, con motore da 3 litri e guida a destra, costruita in 200 esemplari. In ogni caso, nel 1983 la coupé del Biscione si rifà il look per l'ultima volta, prima del grande addio che viene collocato nel 1987, anno in cui l'Alfa passa di mano, dall'IRI alla Fiat. Nel complesso vengono realizzate più di 23.000 unità di questa versione. Certamente un bel risultato, considerando che in Italia - in quel periodo storico - le cilindrate oltre i 2.0 litri venivano vessate da una tassazione che portava l’IVA a toccare la mostruosa aliquota del 35%, salita addirittura al 38% in un secondo momento. Anche lei, come tante altre vetture del Biscione, merita uno spazio speciale nel grande libro delle auto italiane. Attualmente i collezionisti la vogliono, la cercano e sono disposti a staccare assegni sempre più importanti, poiché le quotazioni stanno salendo a un ritmo vertiginoso, con un effetto paragonabile a quando si schiaccia a fondo l'acceleratore della GTV6.
A contribuire a questa attrazione collettiva ci ha pensato anche il cinema con Roger Moore, che nei panni di James Bond, salì a bordo di questa mirabile coupé per un inseguimento mozzafiato e a tutta velocità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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