WEC, torna il Blimp, quando il cielo diventa pista

Il leggendario dirigibile Goodyear arriva per la prima volta a Imola in occasione della 6 Ore del WEC. Un ritorno poetico, tra nostalgia, tecnologia e sogni a occhi (e naso) all’insù

WEC, torna il Blimp, quando il cielo diventa pista
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C'è qualcosa di magico nel vederlo spuntare all’orizzonte. Non fa rumore. Non corre. Non piega. Ma incanta. Il dirigibile Goodyear, meglio noto come Blimp, torna in Italia. E lo fa per la prima volta all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, in occasione della 6 Ore del WEC. Non una tappa qualsiasi, ma l’apertura di un tour che celebra 100 anni di storia tra cielo e pneumatici, gare e meraviglia.
Lo avevamo visto — e amato — nel 2023, sorvolava sopra i piloti durante la centesima edizione della 24 Ore di Le Mans: presenza elegante, quasi irreale, in quel cielo francese pieno di memoria. Lo scorso anno, per la 101ª, il meteo ci ha messo lo zampino: nuvole basse, pioggia fitta, costrinsero il Blimp a restare quasi tutto il tempo a terra, come un aliante senza vento. Ma ora si riparte. E l’Italia lo riaccoglie come si fa con un vecchio amico che torna da un lungo viaggio.
Imola sarà il suo palcoscenico. Una pista, tra colline e ricordi, che guarda il cielo da sempre. Un cielo che qui sa essere leggero, ma anche gravemente denso. Un cielo che il 1º maggio del 1994 accolse per sempre Ayrton Senna, e che da allora non è più solo azzurro. È memoria. È silenzio. È profondità. E stavolta quel cielo sarà attraversato da una leggenda gonfiabile lunga quasi 75 metri. Volerà lento, sopra i box, sopra le tribune, sopra le vite di chi sarà lì con lo sguardo in alto. Un po’ per fotografarlo. Un po’ per sognare.
Perché il Blimp non è solo un mezzo volante. È un simbolo di leggerezza in un mondo che corre veloce. Una presenza che non si impone, ma accompagna. È l’inno a un tempo diverso. Quello della diretta in bianco e nero, dei cronisti con la camicia bianca e la cravatta scura, delle corse raccontate con le mani. È anche, oggi, il logo volante di una Goodyear che continua a innovare, a restare nel cuore delle competizioni, ma senza dimenticare da dove tutto è partito.
L’Italia, in fondo, per il Blimp non è una meta qualsiasi. Negli anni Ottanta Roma fu la sua casa, la base europea, il nido da cui si alzava in volo per attraversare l’Europa con la sua sagoma morbida e inconfondibile. Da lì ha visto GP, eventi, fiumi, stadi, spiagge. E ha lasciato scie di emozioni.
Ora, mentre Goodyear fornisce i pneumatici della classe LMGT3 del WEC, mentre i motori rombano e i box vibrano, il Blimp torna a far parlare di sé senza una sola goccia di benzina, con la sola forza dell’aria e del tempo. Ed è romantico, inevitabilmente, pensare che in un’epoca di elettroni e carbonio, ci sia ancora spazio per il sogno di un dirigibile.
Lo guarderemo tutti, da sotto.

Con il sole negli occhi e un filo d’invidia — dolce, infantile — per quei pochi fortunati che potranno salirci a bordo. Per vedere la pista dall’alto. Per sentire cosa vuol dire planare sopra la velocità. Per raccontare, un giorno, che sì, erano sul Blimp. Quel Blimp. A Imola. Nel 2025.

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