Lo stillicidio continua: dopo i 2500 esuberi annunciati ieri nei propri stabilimenti in Italia, Stellantis ha comunicato un ulteriore taglio di 1087 posti di lavoro. A farlo sapere è la Fiom, che si è rifiutata di siglare l'intesa tra azienda e sindacati. Nonostante nelle scorse ore avesse garantito di voler continuare a investire nel nostro Paese, il gruppo guidato dall'ad Carlos Tavares ha di fatto accresciuto il numero delle "uscite volontarie incentivate", con la conseguente riduzione di personale impiegato nei centri produttivi che la holding ha sul nostro territorio.
"Dopo Mirafiori, Cassino e Pratola Serra, oggi si sono svolti gli incontri negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano D'Arco, Termoli, Cento e Verrone in cui Stellantis ha dichiarato complessivamente 1.087. In particolare saranno 500 a Melfi, 424 a Pomigliano, 121 a Termoli, 30 a Cento, 12 a Verrone", ha comunicato la Fiom, conteggiando così una quota totale di 3.597 uscite raggiunta in soli due giorni di incontri e di accordi. Stellantis - ha attaccato il sindacato - "sta dimostrando di volere proseguire nella sua strategia di svuotamento degli stabilimenti e di disimpegno dal nostro Paese". Da qui, il nuovo appello al premier Giorgia Meloni, affinché intervenga in vista dei tavoli della prossima settimana e convochi un incontro a Palazzo Chigi con l'ad di Stellantis, Carlos Tavares.
Per la cronaca, l'esecutivo non ha mai smesso di seguire da vicino la questione e ha sempre mantenuto aperto il confronto con la multinazionale, arrivando anche a dover gestire qualche frizione. Non più di una settimana fa, lo stesso Tavares era tornato a chiedere incentivi al governo, precisando però che la presenza di Stellantis in Italia non fosse a rischio. "Sentiamo una responsabilità etica verso i nostri dipendenti che voglio ringraziare per ciò che fanno", aveva affermato il top manager. I recenti accordi coi sindacati hanno però portato a un numero consistente di uscite volontarie, riaprendo così il dibattito sulle reali intenzioni della holding sul nostro Paese.
"Gli incentivi, le agevolazioni, le risorse pubbliche non possono essere riconosciuti a un'azienda che non ha nessuna intenzione di investire in Italia: di non garantire adeguati volumi produttivi né gli stabilimenti, di non investire in ricerca e sviluppo e di non tutelare l'occupazione", ha polemizzato al riguardo Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil, rivendicando la scelta del sindacato di non aver firmato l'accordo che sta portando alle uscite incentivate in Stellantis. L'accusa rivolta alla multinazionale è quella di mascherare un "piano di dismissione industriale" in Italia con l'esigenza di far fronte alla transizione, a dispetto delle pubbliche dichiarazioni sulla volontà di puntare ancora sul nostro Paese.
Se da una parte l'azienda sostiene di
voler produrre in Italia, dall'altra continua a infierire colpi letali al sistema che regge gli stabilimenti della holding sul nostro territorio. Le quasi 3600 uscite comunicate in solo quarantott'ore non fanno ben sperare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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