Diego Della Valle ritenta la strada dell’Opa totalitaria e amichevole su Tod’s insieme alla Lvmh di Bernard Arnault. A differenza del precedente poco fortunato del 2022, questa volta l’insuccesso non sarà ammesso perché, anche in caso di mancato raggiungimento della soglia necessaria alla revoca dalla quotazione, è previsto un reverse merger (una fusione inversa) con l’offerente non quotato e l’abbandono della Borsa, previo riconoscimento di un recesso.
Ieri Crown Bidco, veicolo controllato da L.Catterton (fondo di cui Lvmh è socio accomandante con il 40%), ha annunciato un’offerta sul 36% del gruppo che fa capo all’imprenditore marchigiano (il fratello Andrea è inoltre titolare dello 0,81%). Il prezzo unitario è di 43 euro, con un premio del 17,59% sulla quotazione di Borsa di venerdì scorso. Delphine, società di Bernard Arnault, non porterà in adesione il proprio 10% e resterà azionista anche dopo il delisting esprimendo consiglieri di amministrazione. La famiglia Della Valle, invece, apporterà un 10,45% scendendo al 54% e mantenendo la maggioranza assoluta, anche se il socio francese avrà diritto di veto su eventuali operazioni straordinarie non gradite. Il controvalore totale dell’offerta è di 512,2 milioni di euro dei quali 148,7 milioni prenderanno la strada di Casette d’Ete, mentre il resto andrà al mercato.
La ratio dell’operazione è sempre la medesima di due anni fa. Mister Tod’s ha dichiarato che l’uscita dalla Borsa «è la scelta strategicamente più idonea». Il delisting, prosegue la nota, «porterà ulteriori benefici allo sviluppo futuro del gruppo, uno sviluppo fatto di continui investimenti e di obiettivi sfidanti» attraverso un percorso condiviso con L.Catterton, «leader mondiale nel settore dei beni di consumo» che «ci darà la possibilità di svilupparci ulteriormente e di cogliere le opportunità che il mercato offrirà». Il tutto si inserisce in una cornice caratterizzata, spiega il comunicato dell’Opa, da «tempi di decisione e di esecuzione più rapidi» e consentirà di ridurre i costi di quotazione.
Tod’s, azienda specializzata nella produzione di calzature, abbigliamento e accessori di lusso, ha fatto registrare nel 2023 ricavi per oltre 1 miliardo, in significativo aumento rispetto all’anno prima e con tutti i marchi del gruppo (Hogan, Fay e Roger Vivier) in netta crescita. Dati eccellenti ma che sembrano modesti se confrontati con quelli di Lvmh che ha chiuso l’anno scorso con 86 miliardi di ricavi (+13%) e un utile netto di 15,2 miliardi (+8%) nonostante il rallentamento globale del lusso. Le migliori performance sono state quelle di Dior e Vuitton.
Ma l’Opa annunciata ieri rende sempre più «pesante» la presenza di Bernard Arnault nel nostro Paese nel quale è entrato progressivamente partendo da Fendi e Acqua di Parma nel 2001 e poi aggiungendo al bouquet nomi di prestigio come Emilio Pucci (2002), Bulgari (2011), Loro Piana e Pasticceria Cova (entrambe nel 2013) per terminare con il 60% del brand emergente nella moda giovane come Off-White. Il minimo comun denominatore è sempre il medesimo, secondo la tattica già utilizzata Oltralpe: acquisire piccole e medie realtà d’eccellenza e portarle in primo piano nel mercato globale declinando i marchi in tutti i settori del lusso.
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