Azioni dell’Acea: il Comune incassa 71 milioni di euro

L’Acea va controcorrente. Le azioni dell’azienda navigano bene e hanno tenuto alla tempesta che si è abbattuta sulle borse europee. Ieri il Campidoglio ha fatto sapere che non ha la minima intenzione di cedere il pacchetto azionario dell’ex municipalizzata che mira, nei prossimi anni, ad aumentare la quota di produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili.
Ieri si è riunita l’assemblea degli azionisti, che ha approvato il bilancio 2008 e la distribuzione di un dividendo pari a 0,657 euro per azione. Questo significa che il Comune, proprietario del 51 per cento delle quote, in seguito alla distribuzione delle cedole di Acea, guadagnerà 71 milioni di euro. Stabiliti anche i tempi: lo stacco avverrà il 18 maggio e il pagamento tre giorni dopo.
«Il mantenimento delle azioni di Acea da parte del Comune di Roma non è mai stato né sarà mai in discussione», ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Il titolo ha reagito meglio di altri in borsa - ha aggiunto il presidente della società Giancarlo Cremonesi - se facciamo un confronto con altre multiutility assimilabili alla nostra, che segano una media di -46 per cento, constatiamo una tenuta del nostro titolo, che ha perso il 32,29 per cento. Questo chiude anche i commenti malevoli sul fatto che cambiamenti di governance o presunti contrasti tra soci importanti possano aver danneggiato il titolo».
Nel sottolineare la congiuntura economica negativa, Cremonesi ha ammesso che l’Acea vorrebbe dare maggiore soddisfazione agli azionisti, anche in virtù delle prospettive future.
«Non aspettiamoci che il bilancio del prossimo anno possa essere tale da permettere successi a nessun titolo della borsa italiana - ha sottolineato il presidente -. Ci auguriamo che nostra società continui a essere non solo in controtendenza con borsa italiana, ma anche punta di diamante del rilancio economico».
Nei prossimi anni l’azienda punterà sulle fonti di energia rinnovabili e in questa direzione mirerà alla realizzazione di parchi fotovoltaici. «Rispetto ai 4 megawatt attuali e ai 24 che si potranno raggiungere nel 2010, speriamo di arrivare entro il 2011 a 50 megawatt di produzione attraverso il fotovoltaico - ha spiegato Cremonesi -. È evidente che se vogliamo arrivare a dimensioni significative di produzione nel settore dobbiamo attivare parchi fotovoltaici da almeno 20/25 megawatt ciascuno». Già c’è qualche ipotesi su dove localizzare i siti, come quella di Castel di Guido, dove è presente un’azienda agricola gestita dal Comune. Una scelta possibile, ma forse non la più semplice, perché la proprietà e la gestione sono divise tra diversi enti locali.
«Il Campidoglio ha comunque altri possedimenti e noi abbiamo risorse pronte da investire nel fotovoltaico - ha sottolineato Cremonesi - è un modo per ridurre le emissioni di Co2 e rispettare gli impegni di Kyoto: siamo molto impegnati su questo progetto, ci crediamo molto».
I soci hanno anche approvato in una seduta straordinaria l’adeguamento dello statuto alle nuove norme sulla governance delle società con partecipazione dello Stato o di enti pubblici.

Le modifiche sostituiscono la nomina diretta di alcuni componenti del cda e del collegio sindacale, con un’estensione del meccanismo del voto di lista alla nomina dell’intero consiglio, preservando i diritti delle minoranze di nominare il numero di consiglieri e sindaci alle stesse attribuiti dall’attuale statuto.
Ieri, infine, ha vinto il fronte dei piccoli azionisti contrario alla rinuncia proposta dal Comune ad azioni di responsabilità contro l’ex amministratore delegato Andrea Mangoni, che si è dimesso il 31 marzo.

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