Bacchette d'oro: l'Italia non è un paese per vecchi

L'età media dei direttori d'orchestra di Santa Cecilia e della Scala è di 45 anni, contro i 52 sul podio dei Berliner e di 50 su quello del Metropolitan di New York. Ecco i sorprendenti risultati raccolti dal mensile «Classic voice»

Largo ai giovani. No. Non stiamo parlando di bamboccioni. Bensì di talentuosi musicisti. L'Italia del pentagramma è, infatti, un paese per giovani. A rivelarlo è il prestigioso mensile «Classic voice» con un'inchiesta dedicata alle giovani bacchette. E i risultati sono inaspettati quanto confortanti. Veniamo a sapere, per esempio, che il confronto con le altre grandi realtà europee e statunitensi vede la Scala e Santa Cecilia vantare un'età media di 45 anni circa per i 15 direttori della stagione inaugurata (con punte di rispettivamente di 29 e 26 anni) la più giovane in assoluto.
Da domani al 5 febbraio alla Scala di Milano va in scena il dittico «Cavalleria rusticana» e «Pagliacci», celebri opere rispettivamente di Pietro Mascagni e di Ruggero Leoncavallo. Se Mario Martone pone la sua prestigiosa firma una alla regia, la bacchetta della direzione è affidata al trentacinquenne ma già affermato Daniel Harding.
Malgrado la giovane età il direttore inglese (nato a Oxford il 31 agosto 1975) può essere considerato un veterano delle scene, secondo un interessante trend che viene certificato nel numero ora in edicola di «Classic voice». Dall'inchiesta firmata da Mauro Balestrazzi emerge che - contrariamente a quanto avviene in altre realtà professionali - l'Italia dei «podi musicali» non è un paese gerontofilo. La Scala (per la lirica) e Santa Cecilia (per la sinfonica) battono per esempio i loro corrispettivi europei per l'età dei direttori d'orchestra protagonisti delle rispettive stagioni. Dando una sbirciata alle metropoli top del settore, si scopre così che a New York la media d'età del Metropolitan è di 50 anni, quella della Philarmonic Orchestra di 54 anni; la media d'età dei direttori che ospita lo Staatsoper di Vienna è di 51 anni, della Berliner Philarmoniker di 52, della Royal Opera House ospita è 50 anni. L'unico teatro che si avvicina alla media italiana è l'Opera National di Parigi con 47 anni. «Sembra che queste generazioni nate con le tecnologie e con i linguaggi multimediali portino in sé - commenta Stéphane Lissner, sovrintendente scaligerouna - una naturale predisposizione alla "forma mentis" del direttore d'orchestra, che ha nella lettura e nel controllo della molteplicità il suo tratto caratteristico». Più cauto il giudizio di un collega anziani di questi giovani talenti. «Mi fa piacere - spiega Riccardo Chailly - che stiano emergendo giovani direttori di talento.

Ma credo che i grandi enti lirici dovrebbero essere un punto d'arrivo e non un punto di partenza, soprattutto per quanto riguarda i grandi capolavori. Mi pare che attorno a questo fenomeno si sia creato un vortice a volte un po' dissennato».

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