La Baistrocchi perde il pallone ma non molla l’assessore Merella

(...) Soprattutto, appuntamento rassicurante: una sorta di «lunaio» alla rovescia dei dodici mesi appena trascorsi, che passa in rassegna tutte le brutture cui gli italiani, ma soprattutto i genovesi, hanno dovuto assistere e che, magari, hanno dovuto subire. Tanto per riderci sopra, guardarsi tutti negli occhi e assicurarsi che, bene o male, ci siamo ancora tutti.
E, per tornare ai volti che la sera del 27 dicembre al Politeama Genovese hanno portato in scena la prima di «Quando meno te lo aspetti» (questo il titolo della nuova rivista, nel teatro di via Bacigalupo fino al 14 gennaio e al Verdi di Sestri Ponente dal 31 gennaio all'11 febbraio), all'appello ha risposto anche Marco Oreste Biancalana. Lui è un'altra leggenda vivente della goliardia cittadina, con la sua corporatura rotondetta e l'innata vis comica che lo rendono perfetto per parti da irascibile comare schiettamente genovese. Presenza purtroppo limitata, la sua, proprio al tradizionale e sempre divertente sketch che lo vede nelle vesti della signora Gemma, moglie del sottomesso Bacci (interpretato dall'alter ego Quistelli), duettare con personaggi cavati fuori dalla commedia «seria» di inizio Novecento e conditi con abbondante pesto: ecco così, in un borghesissimo giardino di un secolo fa, Gemma-Biancalana insieme all'impacciato e menagramo ragioner Gnèra e alla sdentata marchesa Ravatti (un Paolo Drago in forma smagliante), esilarante cariatide che si aggira per la scena curva sul bastone e si definisce «una donna di rango», con tutto ciò che implica il significato dialettale del termine.
Un applauditissimo quadro, forse l'unico di «Quando meno te lo aspetti» che si concentri sulla comicità pura e semplice, zeppa di doppi sensi, lasciando un attimo da parte la satira e l'attualità. Perché la missione principale della Bai, si diceva, è sbeffeggiare, sculacciare, spernacchiare senza fare prigionieri. Chi frequenta annualmente la rivista goliardica sa che le prese in giro dello spettacolo hanno dei bersagli preferenziali, dei veri e propri clienti affezionati. Una leggenda in questo senso è l'assessore comunale alla Viabilità Arcangelo Merella, che si è guadagnato i meriti sul campo dopo le rivoluzioni del traffico di qualche anno fa, ma è Palazzo Tursi nella sua intierezza a non avere scampo. Stavolta, il dito è puntato su sindaco e giunta per via dei depuratori («la Rete Fognaria Pericu») che non funzionano e porgono così indesiderati omaggi ai malcapitati bagnanti delle spiagge genovesi.
Ma la città di Genova è tuttora attraversata dalla polemica sull'ipotesi di costruzione di una moschea a Cornigliano. Quistelli nei panni dell'Imam annuncia che chiederà l'aiuto dell'amministrazione regionale, visto che «se Maometto non va alla montagna, l'Imam va da Montaldo». E l'assessore regionale alla sanità non si salva con così poco: «Tagli forti in Valpolcevera», annuncia un improbabile spot pubblicitario in cui si elencano appunto i tagli alle strutture sanitarie locali minacciati e operati dal baffuto amministratore.
Ma è la politica nazionale ad aver offerto alla Bai gli spunti più abbondanti. La finanziaria e le forse troppe anime della maggioranza di centrosinistra ispirano una parodia in salsa antica romana di Romano Prodi (per la precisione Prodi Antìpa, il tetrarca), sposato con Rosy Bindi e alle prese con l'esuberante figlia Luxuria e la zia Pecorara Scania. Accento bolognese e toga bianca, il premier affida alla Bindi un dispaccio con annotate, assicura lui, le nuove tasse da far pagare agli italiani. «Ma cosa dici, questo è l'elenco delle Sante Messe che deve recitare il Papa», lo contraddice l'esponente della Margherita. «Eh, no - replica Prodi - è l'elenco delle Sante Musse che ho raccontato in campagna elettorale». E d'altronde, poco dopo, un amaro rap afferma che «è immorale pagare le tasse».
C'è spazio anche per prendersela con la Tv. La proposta che accompagna l'entrata in scena del re del trash televisivo di quest'anno, un Den Harrow con tanto di pompetta applicata agli occhi che inonda di lacrime la prima fila della platea, è quantomeno interessante: «Telegenova potrebbe trasmettere un reality condotto da Franca Brignola». Il titolo? Naturalmente «L'Isola». Sì, ma «del Cantone».
Cosa non si vede nel copione della Baistrocchi edizione 2006-2007? Il calcio, nel senso delle disavventure di Genoa e Sampdoria, è praticamente assente. Buon segno, in un certo senso, visto che gli scandali che hanno travolto il pallone stavolta se ne sono stati ragionevolmente lontani dalla Lanterna. Ma una formazione, un «undici» da snocciolare a memoria quelli della Bai lo hanno trovato: «Pericu, Burlando, Biondi; Plinio, Preziosi, Garrone; Merella, Montaldo, Rosso; Dotto, Zerbini». Politici, personaggi della Genova sportiva e giornalisti, alcuni dei quali amici della compagnia e orgogliosamente presenti in sala, in quello che viene definito «il rosario delle nuove disgrazie».
Risale a novantaquattro anni fa la prima rivista messa in scena dalla Baistrocchi.

Da allora, solo le guerre mondiali o poco altro sono riusciti a fermare questo rituale, che i genovesi sentono necessario come il pandolce. Si ride tutti, anche le distinte signore, su battute magari non proprio oxfordiane. D'altra parte, è di genovesità che il pubblico ha bisogno. E cosa c'è di più genovese di un liberatorio «Oh belin»?

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