Il cardinale Tarcisio Bertone con un anno e mezzo d’anticipo cambia i vertici dello Ior: esce di scena Angelo Caloia, che ha gestito la non facile transizione dell’era post-Marcinkus; diventa presidente Ettore Gotti Tedeschi, docente alla Cattolica di Milano, rappresentante in Italia del Banco Santander, editorialista dell’Osservatore Romano.
Ieri, a fine mattinata, è stato annunciato che la commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, presieduta da Bertone, ha nominato membri del Consiglio di sovrintendenza, assieme a Gotti, Carl A. Anderson, capo dei Cavalieri di Colombo (Usa), Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese, Ronald Schmitz (Germania, sarà il vicepresidente) e Manuel Soto Serrano (Spagna). Rimangono al loro posto il prelato, Piero Pioppo, che nei prossimi mesi potrebbe essere promosso nunzio e inviato all’estero, assieme al direttore Cipriani e al vicedirettore Tulli.
L’Istituto per le opere di religione è una banca privata istituita con questo nome nel 1942 dopo essersi più volte trasformata a partire dalla sua fondazione, risalente al 1887. Ha lo scopo di «provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili e immobili», destinati «a opere di religione e carità», ma può accettare depositi di beni da parte di enti e persone della Santa Sede. Ha attualmente 130 dipendenti, 44mila conti correnti e un patrimonio stimato nel 2008 in cinque miliardi di euro. Com’è noto la banca vaticana e le spericolate operazioni compiute dal vescovo Paul Marcinkus finirono negli anni Ottanta nel mirino delle inchieste della magistratura italiana.
Ora Papa Ratzinger e il suo braccio destro Bertone vogliono girare decisamente pagina, continuando l’operazione trasparenza già iniziata da Caloia, e razionalizzare la gestione di tutte le finanze vaticane, colpite non poco dalla recente crisi economica. Gotti Tedeschi, 64 anni, piacentino, cinque figli, è l’uomo che dovrà attuare questa svolta. Professore di «Etica della finanza» alla Cattolica, presidente del Santander Consumer Finance, Gotti Tedeschi ha continuato ad abitare a Piacenza. Ogni mattina si sveglia alle 5, quaranta minuti dopo è alla guida della sua Bmw X3, arriva a Milano alle 6.30, entra in ufficio prima di chiunque altro, legge i giornali poi, alle otto, l’immancabile messa quotidiana. «Lavoro minimo 10 ore al giorno - disse due anni fa a Stefano Lorenzetto che lo intervistava per il Giornale -. Ma se non trovassi il tempo per andare a messa ogni mattina, mi sentirei uno squilibrato. Da una vita scelgo gli alberghi in funzione della chiesa più vicina». E alla domanda su quante ore della sua giornata dedichi a Dio e quante al denaro, aveva risposto: «Cento per cento all’uno e cento per cento all’altro. Dio è sempre presente in tutto quello che faccio».
Gotti Tedeschi, che qualche anno fa ha scritto con Rino Cammilleri un libro intitolato Denaro e Paradiso (Piemme), ha idee chiare sulla povertà e sui poveri: «Se oggi attuassimo uno sviluppo economico vero, etico, non turbocapitalistico, assisteremmo al crollo della povertà». Già socio del banchiere dell’Opus Dei Gianmario Roveraro, barbaramente assassinato dopo un rapimento per motivi di estorsione, il nuovo presidente dello Ior non è un membro dell’Opera fondata da sant’Escrivá ma ne apprezza molto la spiritualità. «L’unica connotazione che accetto è quella che scaturisce dal mio comportamento - spiegava -. Ero un credente superficiale. Mi sono convertito negli anni Sessanta dopo aver conosciuto Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica, una delle dieci persone che hanno cambiato la mia vita».
Nato professionalmente nella «nave scuola» della finanza internazionale, l’americana McKinsey, Gotti Tedeschi è stato un ammiratore di Beniamino Andreatta ed è buon amico del ministro Giulio Tremonti, che lo ha nominato consigliere per «i problemi economico-finanziari ed etici nei sistemi internazionali». Collaboratore del mensile cattolico Il Timone, due anni fa, inizia la collaborazione con il nuovo Osservatore Romano firmato da Gian Maria Vian, che lo fa conoscere a Bertone e fa sì che il Papa si avvalga anche della sua consulenza per scrivere la recente enciclica Caritas in veritate. Il nuovo presidente dello Ior ripete che non è il capitalismo in sé ad aver portato alla crisi, ma la «crescita drogata del debito» portata avanti negli Usa.
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