Barbareschi epurato? Ha appena venduto sette fiction alla Rai

RomaAltissimo, purissimo, levissimo, è lui l’artista dell’ala finiana, creativo ma intransigente come si conviene ad un dissidente nel «partito di sudditi di Berlusconi» qual è il Pdl, che tuttavia lo ha portato in Parlamento. Di malincuore siede alla Camera che gli passa la schifezza di soli 23mila euro al mese, a mala pena bastanti se non facesse altri due lavori. Un custode dell’etica, Luca Barbareschi, straordinario attore e produttore di successo, che negli ultimi 12 mesi ha vissuto una violenta presa di coscienza: se prima Berlusconi era «uno statista di livello mondiale», l’unico paragonabile per «visibilità e rispetto a Mussolini» (sic), ora il Cavaliere è diventato lo statista di uno «Stato bordello», uno che tramite Mediaset «blocca tutto, controlla la Rai, frena La7».
Però da questo monopolio berlusconiano sembrano sfuggite parecchie cose, tra cui un bel po’ di fiction acquistate da mamma Rai e prodotte dalla Casanova Multimedia, società di Barbareschi. L’elenco, tra 2010 e 2011, delle fiction «attivate» (cioè approvate dalla direzione generale Rai) è questo: Le ragazze dello swing (Raiuno), Zodiaco 2 (Raidue), in lavorazione Musica silenziosa (Raiuno) e poi Il sogno del maratoneta (Raiuno), Edda Ciano e il comunista (RaiUno), Nero Wolfe (Raiuno), Walter Chiari (Raiuno). Grandi cast, registi importanti, opere di indubbio valore artistico, cui vanno aggiunte altri quattro titoli prodotti tra 2008 e 2009, sempre in Rai. Con una predilezione per Raiuno, come si vede. Su questo c’è chi maligna circa un rapporto privilegiato del Barbareschi con Mauro Mazza, direttore della rete e finiano di vecchia data. Tutte maldicenze, visto che l’onorevole-attore denuncia una Rai monopolizzata dal premier e da Mediaset, dunque anti-finiana. Su Il sogno del maratoneta poi, in fase di ultimazione in Puglia, ieri il Cda ha sollevato delle obiezioni formali. E Barbareschi ha subito gridato all’epurazione: «Non devo più lavorare, forse devo espatriare. Sono come Santoro».
A proposito di Mediaset, Barbareschi ha bussato anche lì, per vendere un tv movie, Angelo di fuoco, pensato per Canale 5 ma poi abortito. Molto meglio gli affari vanno con mamma Rai, che tra l’altro è dirimpettaia della Casanova Multimedia Spa, che ha con sede esattamente davanti al cavallo morente di viale Mazzini (al numero 25).
Non è uomo di partito, Barbareschi, ma quando serve si fa sentire. Raccontano (ancora maldicenze) che faccia chiamare quotidianamente il ministro Sandro Bondi, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e l’assessore alla Cultura Umberto Croppi, per chiedere notizie sul teatro Argentina di Roma, di cui Barbareschi aspetta con trepidazione la nomina a direttore artistico. Gli sarebbe stata promessa, ma il tempo stringe e l’artista finiano non sta più nella pelle. Peccato che, dicono, Alemanno non gli risponda più al telefono. Cosa che, tanto per peggiorargli l’umore, farebbe anche Silvio Berlusconi.
In privato Barbareschi si lamenta spesso che Silvio non lo degni più delle dovute attenzioni, proprio lui che una volta lo accompagnò addirittura in un viaggio sull’aereo privato per vedere una partita del Milan. Insomma un ex pupillo di Silvio, ora rinnegato (roba da C’eravamo tanti amati, primo grande successo tv di Barbareschi negli anni ’80, sulla detestabile Mediaset). Per questo forse, nell’animo «fragile e ipersensibile» di Luca (lo confessò lui) è maturata la svolta finiana. Cui però (capita ad uno stakanovista come Barbareschi) fa mancare talvolta il suo sostegno parlamentare, come nei dieci giorni caldi dello scontro nel Pdl (dal 3 al 13 giugno), quando Barbareschi volò via per il suo tour tra Inghilterra, Brasile Argentina e Uruguay (terra natìa).
In effetti le presenze in aula non sono il forte del deputato-artista, che si divide tra mille impegni, dalle sei del mattino a notte fonda, sempre vigile e operativo. Il suo score tocca il 52,3% di sedute bucate, anche se ha promesso di fare il possibile in futuro per ridurle. L’impegno non manca, e infatti ha già prodotto cinque proposte di legge e ha fatto istituire la giornata contro la pedofilia.
Anche nella devozione a Fini, però, si incuneano le paturnie da animo artistico, particolarmente sviluppate in una primadonna come lui. In questo caso si sarebbero materializzate in una forte gelosia per il ruolo sovraesposto di Bocchino e Granata, che metterebbe in ombra il pur spericolato Luca. Fini però non ha colpe, lo ha portato con sé sull’aereo presidenziale per Israele (anche se tecnicamente Barbareschi avrebbe dovuto viaggiare col volo dei parlamentari del gruppo Italia-Israele) e lo ha anche invitato all’incontro con James Murdoch di Newscorp (presente, ahilui, anche Bocchino). In quel vertice si è deciso di far nascere un canale «finiano» su Sky, Babel, tutto centrato sull’immigrazione.

Non è escluso (anzi, probabile) che lì possa avere uno spazio lo showman-produttore-onorevole Barbareschi. Che così raggiungerebbe un primato: riuscire a lavorare, vigente il monopolio e i tremendi veti di Berlusconi, sia sulla Rai, sia su La7 e pure su Sky.

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