Bassolino si vergogna del lusso: "Piscina? No, vasca di balneazione"

Dalle carte dell’inchiesta sulla ristrutturazione di una villa spunta la testimonianza di un architetto: l’ex governatore campano non voleva sentire quella parola

Bassolino si vergogna  del lusso: "Piscina? No, vasca di balneazione"

Gliel’aveva pure spiegato, Antonio Bassolino, al suo (ex) amico, Pino Petrella: non facciamo spacconate, ché la piscina nella villa ce l’hanno i ricchi, i bauscia e i tamarri. Io non la voglio. Al massimo, se proprio ci tieni, facciamo una «vasca di balneazione». Una cosa diversa, insomma, che non dà nell’occhio. Sono pur sempre gente di sinistra. Don Antonio si raccomandava e quell’altro? Niente, ne ha fatta costruire una di quattordici metri per otto nel casale di Cortona, un piccolo castello immerso tra le colline toscane. Così, non solo si è rotto un sodalizio politico-personale che durava da un decennio, ma ora che le procure di Napoli e di Arezzo ci hanno messo lo zampino, ipotizzando per l’ex parlamentare dei Ds (oncologo di fama mondiale) e l’ex presidente della Regione Campania le accuse di corruzione e abuso edilizio, tutti diranno che l’ex comunista è diventato ricco. Oggi l’inchiesta è conclusa e si attende la decisione del pm Rossi sulla richiesta o meno di rinvio a giudizio.

La difesa di Bassolino ha presentato, nei giorni scorsi, una memoria difensiva che integra l’interrogatorio del 22 novembre scorso, quando ’o governatore ha smentito categoricamente di essere il proprietario occulto del complesso edilizio (che a Cortona tutti chiamano «Casale Bassolino», anche se ufficialmente ne è intestatario il solo Petrella) e di non aver pagato alcuna mazzetta per la ristrutturazione. Che, sempre secondo le ricostruzioni dei pm, sarebbe avvenuta in violazione del piano regolatore comunale. L’interrogatorio dell’architetto napoletano Vincenzo Caruso racconta la doppia morale dell’ex sindaco comunista e l’evoluzione dei costumi della «gauche caviar»: dalle scarpe di D’Alema alla «vasca di balneazione» di Bassolino.

’O governatore proprio non se la sentiva, infatti, di tuffarsi in una bella «piscina olimpionica» nella tenuta toscana che aveva intenzione di ristrutturare insieme a Petrella che l’aveva acquistata al prezzo scontato di 120mila euro. Solidarietà di classe: se Napoli affogava nella monnezza, lui si sarebbe rifiutato di galleggiare in una vasca vip.

L’architetto Caruso conosce i retroscena perché ha seguito parte della ristrutturazione e ne ha parlato ai pm campani Noviello e Sirleo che lo hanno sentito prima che gli atti passassero ad Arezzo per competenza.
Finché Petrella si riferiva, genericamente, a una «vasca di balneazione», ha rivelato Caruso ai pm, Bassolino non aveva nulla da obiettare. Come si dice: applicava il principio del silenzio-assenso. La tempesta in un bicchier d’acqua è iniziata quando Petrella ha iniziato a usare la parola «piscina». Un affronto per don Antonio da Afragola, orgoglioso della sua vita modesta, ai limiti della povertà, verrebbe da dire, visto che la Gdf scoprì che Bassolino non possiede alcuna proprietà: non ha auto, non ha casa (vive in affitto) ed è titolare solo di un conto corrente.

Voleva investire un po’ di risparmi nel casale di Cortona, ma alla fine – litigando con Petrella per la piscina/vasca di balneazione – nemmeno questo gli è riuscito. Alla fine, Bassolino ha deciso di non partecipare alla ricostruzione del casale (anche se i pm pensano che il vero proprietario sia lui e che i soldi per l’acquisto provengano dal traffico di rifiuti per cui è sotto processo a Napoli) e a Cortona non ci ha messo più piede, lasciando nel dubbio il povero Petrella che ancora si domanda qual è la differenza tra una «vasca di balneazione» e una piscina.

E chissà se ’o governatore ha avuto il tempo di vedere completate gli altri detestabili comfort di cui l’amico Pinuccio aveva dotato il castelletto di 800 metri quadrati: un campetto di calcio, una sauna, una cantina. O sarebbe meglio dire: un terreno adibito alla rincorsa di una palla, una stanza per la sudorazione indotta e un luogo per i non astemi.

(ha collaborato Simone Di Meo)

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