«Basta pance nude»: è l’art déco di Blumarine

Paola Bulbarelli

da Milano

In una vera e propria esplosione di ruches, di volant, di balze, vera tendenza della prossima primavera estate. Una sfrenata voglia di romanticismo, una necessità di cambiare dando una sbirciatina al passato. Ecco che Blumarine, disegnata da Anna Molinari, guarda ai mitici Anni Venti e Trenta, a quell’Art Déco che era sinonimo di classe ed eleganza senza fine. Ma rendendo tutto moderno grazie a una lettura assolutamente personale della storia. «Basta vestirsi male, basta pance nude», dice la stilista. E sceglie deliziose mise sulle quali mettere i suoi immancabili cardigan.
I fiori (ricamati, applicati, impreziositi) si fanno geometrici e stilizzati, i ricami sono ricchi di perline e jais ma anche di borchie tanto per dare un tocco di durezza in tanta armonia; gli abiti, se corti, si stratificano, se lunghi, si drammatizzano di pizzo nero e si sovrappongono a sottovesti (abiti veri e propri anche quelli) color carne. Le sapienti lavorazioni finiscono anche sulle décolleté e sulle borsettine proposte in sette versioni. Alessandro Dell’Acqua prende addirittura spunto dalla prorompente Marilyn e dalla carnale Anna Magnani. Il mix di due donne così diverse rivela anche quanto possano essere accomunate dalla moda. Basta un pezzo che pare lingerie color carne accostato a un abito languidamente nero, un dettaglio in tulle rosa o un golfino in cashmere così sottile da sembrare chiffon a fare la differenza. Questa volta i vestiti ( dal rosso al blu cina al nero) sono incollati al corpo in tessuti leggerissimi, laccati o spalmati, le camicie, dall’apparenza maschile, vengono ricostruite come guêpière.
Differenze o contrasti? Entrambi per dare più forza al messaggio, forse. Questo è stato il leit motiv della sfilata di Max Mara dove spiccava una certa allure da intellettuale, una femminilità più rigorosa che con personalità unisce il plexi fluo dei tacchi delle scarpe di canapa a pezzi di una collezione sensuale ma un po’ maschile, eccentrica e al contempo sportiva. La silhouette si fa lunga e la schiena diventa il punto focale dove accendere la seduzione. Bella davvero la maglieria: dalla quale spesso sbuca lo jabot ricamato di camicie bianche femminilmente allusive. Miu Miu, marchio disegnato da Miuccia Prada, esce dagli schemi (come d’altronde la sfilata Prada a dir poco straordinaria) e parte da un punto ben preciso: far uscire qualsiasi donna, giovane o meno giovane che sia, da qualsiasi cliché preconcetto. Chiunque può essere tutto e il contrario di tutto ma prima di ogni altra cosa Miuccia ci mette una personalità forte e decisa.

Che si traduce in una silhouette dritta che, sviluppata in tessuti soffici e fluidi, diventa sexy; in un soprabitino denim rovesciato portato con abiti a righine che sembrano scappati; in tute da lavoro in crêpe de Chine ton sur ton; in bermuda blu messe con piccole bluse beige e mini cappa haute couture. A completare scarpe gioiello. Il dramma è che bisogna aspettare la prossima bella stagione.

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