Basta solo una piccola spallata

L’opposizione non ha un granché bisogno di darsi da fare per spiegare quanto sia deplorevole la Finanziaria 2007 del governo Prodi. L'hanno già liquidata Massimo D'Alema e Francesco Rutelli. Il primo ha detto, sostanzialmente: si è fatto quel che si poteva. Ma ora si facciano le riforme. Un giudizio severo, sulla mancanza di prospettiva del primo atto importante dell'esecutivo. Rutelli ha detto: tra due anni vi restituiremo il maltolto fiscale. Ed esprimendo questo giudizio ha da una parte liquidato il carattere strutturale delle scelte di Tommaso Padoa-Schioppa (che cosa c'è di strutturale in una cosa che cambia dopo due anni?), dall'altra ha ammesso il carattere discriminatorio delle scelte proposte. Se no, perché cambiarle dopo due anni?
Come è stato possibile combinare un simile pasticcio che gli stessi esponenti di maggior peso politico dell'esecutivo guardano schifati? Pesa naturalmente la leadership prodiana: economista molto minore, il presidente del Consiglio è un pessimo politico che ha imparato però alcune tecniche del comando, più dalla sua passione per gli affari che dal perseguimento di attività pubbliche. Come fosse in un ginepraio di potere tipo Iri, l'unica cosa che sa fare Romano Prodi è individuare i punti deboli dei suoi alleati e le forze che possono pesare su questi punti deboli. Ha utilizzato, prima, la Confindustria e la stampa influenzata da questa per arrivare al governo: usando il caso Unipol per bastonare D'Alema. Ora punta tutte le sue carte su Cisl e Cgil per tenere a bada Ds e Margherita, buttando nel cestino come un fazzoletto sporco l'appoggio confindustriale. «Ci siamo» ha detto Guglielmo Epifani della Finanziaria. Altro che esserci, la Cgil «ci stra-è», ha ottenuto una Finanziaria interamente scritta non tanto a favore dei lavoratori (che in generale staranno peggio con questa dissennata politica economica), quanto dei suoi iscritti e di quelli della Cisl: compreso particolari compiacenze per i lavoratori Fiat.
Perché un economista di valore come Padoa-Schioppa si è prestato a questa schifezza? Per il semplice motivo per cui non si può prendere una persona che ha passato la vita nell'astrazione e metterla a fare il mestiere più concreto del mondo: il ministro dell'Economia. Perso dietro i suoi schemini, Padoa-Schioppa non comprende le dinamiche politiche e sociali che renderanno vano il suo lavoro. Non è un caso che in tutta Europa, da Gordon Brown a Nicolas Sarkozy (ora agli Interni ma prima all'Economia) si scelgono i politici di razza per questo mestiere.
Ma c'è qualche possibilità di liberarci della Finanziaria-schifezza che abbiamo sotto gli occhi? Da un punto di vista dell'analisi politica generale appare impossibile che un governo sorretto solo dallo scambio con i sindacati possa andare avanti per molto tempo: l'impostazione contrattualistica non funziona più dove l'hanno inventata (Olanda, Svezia, Austria), dove c'erano partiti socialdemocratici più solidi e Stati più moderni. Certo c'è questo potere italiano pieno di zone grigie, ci sono le anime perse di partiti allo sbando come Margherita e Ds che però, proprio per il loro sbando, devono «durare» il più possibile.

Mi conforta un elemento: questa Finanziaria si è messa contro tutti i ceti medi e così facendo mette in pericolo una delle poche basi reali (oltre al sindacato) del potere dei Ds: sindaci, presidenti di Provincia e Governatori, che vedono male l'idea di puntellare un potere incapace a prezzo della rinuncia al proprio... Per paradosso, potrebbero essere loro a dare l'ultima spallata a Prodi. Non ne serve una particolarmente forte.

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