La battaglia dei vecchi negozi

Qualità, identità, valorizzazione dei rapporti umani e sociali. Sembrano essere queste le chiavi del successo per le imprese storiche di Milano. In città sono 3.974 quelle, ancora attive, fondate fra il 1900 e il 1950. Ben quarantacinque quelle che hanno aperto i battenti nei primi dieci anni del Novecento. Sono impegnate nei campi più diversi: dalla tecnologia all’industria siderurgica, passando dalla cartoleria, l’edilizia, l’automazione logistica e il settore farmaceutico. Ma in comune hanno alcune caratteristiche che hanno consentito loro di attraversare indenni, per quasi un secolo, la rivoluzione dei consumi, l’esplosione della grande distribuzione e le parentesi di crisi economica. «Sono tutte imprese che puntano sulla qualità, sull’identità e sulla valorizzazione dei rapporti umani - spiega Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano -. Sono presidi sociali ineliminabili in un territorio in rapida evoluzione e radicato nel suo passato. Insomma, le imprese storiche sono lo specchio di una realtà imprenditoriale come quella milanese e lombarda che ha saputo fare della tradizione e dell’innovazione i punti di forza strategici».
Si tratta, per lo più, di imprese a conduzione familiare. Passate da padre in figlio e approdate in buona salute nel nuovo millennio. «Queste imprese, che durano diverse generazioni, caratterizzano il tessuto economico milanese ma anche lombardo e nazionale - continua Sangalli -. Una tradizione sulla quale costruire appartenenze e sviluppo equilibrato: sarebbe contraddittorio che un territorio aperto a tutte le culture disperdesse la propria storia».
In tutta la provincia di Milano ci sono 1.146 imprese nate prima del 1940, di queste il 73,5 per cento - un quinto del totale presente in Italia - ha sede in città. I settori che vantano la maggiore presenza di aziende longeve sono i servizi alle imprese, con 344 attività (30 per cento del totale), il commercio, che sommato ad alberghi e ristoranti raggiunge quota 328 imprese (28,6 per cento) e il manifatturiero, che conta 313 imprese (27,3 per cento).
Ma c’è di più. Perché queste attività non si limitano a «sopravvivere» negli anni, ma sfidano la crisi a colpi di punti percentuali. Nell’ultimo anno il loro numero è calato solo del due per cento. Tradotto: solo 27 attività milanesi hanno dovuto abbassare le saracinesche. Il segreto di tanto successo starebbe proprio nel modo in cui queste attività si tramandano di padre in figlio. Secondo uno studio della Camera di commercio, infatti, l’ingresso sul mercato delle nuove generazioni crea circoli virtuosi: dà maggiore impulso alla crescita, favorisce l'ingresso in nuove aree del business, contribuisce a introdurre innovazioni nella gestione e nell’organizzazione del personale, incoraggia l’adozione di tecnologie avanzate e stimola nuove contaminazioni. Lo dimostra il fatto che, Milano a parte, le imprese storiche hanno successo in tutta la regione e anche in altre città d'Italia. In Lombardia, per esempio, sono attive quasi duemila aziende nate prima del 1940, un terzo del totale italiano. Dopo Milano, le città più virtuose sono Varese (310 imprese, il 15,5 per cento del totale in Lombardia), Como (142, il 7 per cento del totale) e Bergamo (105, il 5,3 per cento). Nel resto del territorio nazionale, il capoluogo lombardo è seguito invece da Torino, Genova, Caserta, Roma e Napoli.

Ma c’è un posto, nel mondo, in cui tutti i record di longevità sono stati demoliti. È Osaka, in Giappone. Qui la Kongo Gumi, impresa impegnata nella costruzione di templi, sull’insegna riporta questa data: 578 d. C.: fondata 1.431 anni fa.

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