Bazoli: «Risiko bancario? Piani inesistenti»

Il banchiere attacca: «Grave disinformazione». Ma in Piazza Affari la tensione resta elevata

 Bazoli: «Risiko bancario? Piani inesistenti»

Luca Pace

da Milano

«Piani inesistenti» e «notizie prive di fondamento» che «producono l’effetto dannoso di una grave disinformazione» provocando anche «gravi disagi e malintesi tra istituzioni e persone». È un Giovanni Bazoli molto deciso quello che ieri, rompendo la sua tradizionale riservatezza, si è sentito in dovere di intervenire per frenare i rumors che circondano il risiko bancario. Parlando a Roma a margine di una riunione dell’Istituto Paolo VI, il presidente di Banca Intesa ha voluto smentire categoricamente e in prima persona le voci riportate dal quotidiano La Repubblica riguardanti un ipotetico progetto (« Octopus» il nome in codice) di integrazione del suo istituto, Intesa, con Mediobanca e le assicurazioni Generali.
I tre titoli in un solo mese hanno messo a segno negli ultimi tempi performance di tutto rispetto. Mediobanca ha guadagnato il 13%, Intesa ha messo a segno un più 10% e le Generali un balzo del 7,7%, mentre l’indice S&P/Mib cresceva del 6 per cento. Rialzi avvenuti spesso sull’onda di speculazioni e indiscrezioni di ogni genere come ha sottolineato lo stesso Bazoli. «Debbo purtroppo constatare – ha aggiunto il presidente di Banca Intesa - il susseguirsi nelle ultime settimane di informazioni relative a inesistenti piani di Banca Intesa, riguardanti di volta in volta l’uno o l’altro dei principali gruppi bancari del nostro Paese». In effetti le voci che hanno coinvolto l’istituto milanese sono state numerose e talvolta contrastanti. Qualche settimana fa in Borsa scommetteva sulle doppie nozze, la prima tra Intesa e Monte Paschi e la seconda fra Sanpaolo Imi e Capitalia.
Un’idea proposta da uno studio di Euromobiliare. Poi, in seguito alle smentite di Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa, e la freddezza di Siena, ha preso quota la speculazione su un matrimonio tra Intesa e Capitalia. In Borsa la banca romana indicata da molti come crocevia obbligato per le aggregazioni, in solo venti sedute è volata, anche grazie a queste voci, del 25 per cento. Ma è ancora lo stesso Bazoli a puntare il dito sui dossier delle banche d’affari. «Ogni possibile combinazione tra i maggiori gruppi bancari italiani risulta oggetto di elaborazioni e simulazioni che vengono confezionate dalle varie banche d’affari». E aggiunge: «È deplorevole che sulla base di tali dossier siano costruite e diffuse notizie prive di fondamento, che non solo producono l’effetto dannoso di una grave disinformazione ma sembrano altresì dirette maliziosamente a suscitare disagi e malintesi tra istituzioni e persone».
Il senso delle parole di Bazoli è chiaro: aggregazioni e alleanze in Italia, in un futuro prossimo, saranno possibili e anche probabili. Ma il presidente di Intesa con le sue parole ha voluto dare un altolà deciso a indiscrezioni che giudica non solo lontane, almeno per ora, dalla realtà ma anche insidiose per il settore e per i suoi assetti.

Non a caso Bazoli ha sottolineato: «Non è successo niente per dieci anni, come potete pensare che ora cambi tutto in dieci giorni?». E del resto una fusione bancaria non si inventa dall’oggi al domani e come hanno ricordato più volte Passera e Arpe: «Le fusioni devono creare valore, non essere solo difensive».

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