Pechino - Aldo ha la faccia schiacciata dalla musata: deluso, amareggiato, sconfitto. Tutto è finito com’era cominciata la storia: stesso punteggio (15-14) per vincere un titolo olimpico e per andarsene subito dai Giochi. Il destino sa essere dolce e crudele. Talvolta incomprensibile come il futuro. Cosa vedere dietro le stoccate di uno spagnolo che di nome fa Jorge Pina e gli ricorda le ultime maledizioni dello sport italiano? Forse la vita seduto ad una scrivania a Livorno, nell’azienda nautica di Mario Aldo che poi è il papà e conosce gli incerti della pedana, avendola frequentata prima di lui.
Quell’ultima stoccata ha ferito l’orgoglio. E riaperto il dubbio. Il bel Montano, il Montano guascone, il figlio sportivo della Tv, ieri era solo un campione desolato. Racconta: «Una sconfitta che brucia, un momentaccio. Avevo tante speranze. Ma è stata tutta colpa mia». Riflette: «Basta, faccio i bagagli e smetto: è la prima cosa che ti viene in testa. Ci sto pensando da tempo e questo risultato mi toglie ogni altra voglia». Conclude: «Ma è meglio pensarci un po’. Vediamo se nella gara a squadre riesco almeno a lasciare un buon ricordo». Detto così è un addio, più che un arrivederci. Ieri anche Tarantino e Occhiuzzi non hanno lasciato traccia. C’è poco da sperare con la squadra.
Ma, poi, senti lei e acchiappi due notizie. «È giovane, è un peccato sprecare tanto talento. Speriamo e aspettiamo di andare a Londra nel 2012. Aldo ha grande carattere, non si abbatterà». Lei è Antonella Mosetti, la fidanzata non ancora entrata nelle ottiche internazionali. Per le biografie cinesi, Montano è sempre fidanzato con Manuela Arcuri. Lei invece è qui con papà e mamma Montano, con il manager di lui e qualche amico. E, intanto, ha chiarito che per quattro anni ancora, fino a Londra, conta di far coppia con Aldo e che l’idea di mollare non è poi così convinta. O forse è un gioco di famiglia. Scrutando le mosse in pedana, Mario Aldo ha presto capito che non sarebbe stata giornata: Aldo si è fatto ammonire ed ha subito una stoccata di punizione, quella che deciderà il match. «Poi sull’8-6 ha subito sei stoccate di fila e non si sa perché».
Mario Aldo e il figliolo hanno già parlato del futuro. Ma il papà non insiste. «Non gli ho posto un aut aut - racconta -. Ma io invecchio e se lui prenderà il mio posto mi farà piacere. Se, invece, si sente bene, fisicamente a posto e con la testa pure, perché quando invecchi nello sport conta soprattutto quella, sarò felice di sopportare altri quattro anni di lavoro da solo. Però dovrà essere determinato a risultati di prestigio».
Insomma la famiglia tifa per la scherma. Dietro le incertezze di Aldo però non ci sono solo le delusioni, la curiosità di provare qualcosa d’altro. Aggiunge: «Vivo a Roma da 6-7 anni. C’è la voglia di tornare a Livorno». Magari per andare a pescare. Racconta il papà che Aldo non ha mai messo naso in azienda. «Ma lì vicino si pescano orate e lui viene per veder chi le pesca». L’azienda fa parte della tradizione centenaria della famiglia e Aldo tiene a proseguirla. «Per andare avanti un quadriennio mi spaventano l’età, gli impegni, il lavoro».
Sostiene che la scherma agonistica non sarebbe più conciliabile. Garantisce di non immaginare un futuro televisivo. «Piuttosto vediamo come si svilupperanno i prossimi sei mesi». Tra i crucci nascosti anche la difficoltà del preparare questa Olimpiade. Aveva chiesto alla federazione di trovare qualche supporto tecnico. Inutile. A tre mesi dall’inizio dei Giochi, se l’è dovuto trovare lui.
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