Alla scuola media Beltrami il latino è materia curriculare da almeno 20 anni. «Un'ora, una volta a settimana» come spiega Angelo De Patto, vicepreside e coordinatore del dipartimento di Lettere. È il professore di lettere della classe che si occupa dell'insegnamento. Qui, nessuno ha mai pensato di abolirlo. Inizialmente era stato introdotto perché sono molti i ragazzi che dopo si iscrivono ai licei. «Ma da tempo invece - spiega De patto - è diventato una caratteristica della nostra scuola, fa parte della formazione. Anche perchè averlo fatto alle medie o no, cambia poco al liceo dove si ricomincia da capo, forse avvantaggia i primi due mesi». Il valore è un altro. «La difficoltà iniziale con i ragazzi? È sempre nel legata a quella domanda che ti fanno: prof ma a cosa serve?. A niente, sarebbe la risposta più normale. Non è come le altre materie che hanno un'immediata utilità». Invece «serve a tantissimo. Per esempio a imparare a ragionare sulla lingua, serve per la sintassi italiana, per migliorare il ragionamento. Per la costruzione del proprio sapere grammaticale, per arricchire il linguaggio dei ragazzi e il loro ragionamento. Sviluppa la logica, la capacità di risolvere i problemi, a fare dei collegamenti». Un'ora non è tantissimo, «ma dà la possibilità di andare di pari passo con la grammatica italiana, di anticipare i discorsi su analisi logica e del periodo. E poi di parlare della loro cultura, delle leggi. Della vita quotidiana, di quanto loro fossero avanti. Ad esempio che le donne romane potevano ripudiare il marito, potevano già separarsi». I ragazzi si stupiscono quando scoprono che il latino «non è finito con i Romani, ma era usato nel Seicento dagli scienziati o che Pascoli era bilingue. Questa cosa ai ragazzi piace. Come piace capire meglio il senso di parole, andare alla scoperta dell'etimologia di agricoltura o desiderio». Poi c'è lo sviluppo della memoria. «Per imparare le declinazioni serve sacrificio, si deve studiare.
Non è una cosa leggera, ci vuole lavoro e applicazioni ma quando si riesce nelle cose più difficili la soddisfazione è maggiore. E alla fine è come quando esultano perché è venuta l'equazione di matematica. Ecco, per il latino è lo stesso».
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