Città del Vaticano - L’informazione digitale è una grande opportunità, anche di evangelizzazione, ma se perde la centralità e
il rispetto della persona, rischia di diventare strumento "di omologazione e controllo, di relativismo intellettuale e
morale". Lo ha affermato Benedetto XVI parlando ai partecipanti al convegno "Testimoni digitali" promosso dalla Cei.
La sfida del web "Quali animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto i moderni mezzi di
comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità
ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di
dialogo a più vasto raggio". Lo ha detto il Papa agli operatori delle comunicazioni sociali impegnati nei media
promossi dalla Cei e dalle diocesi italiane, che ha incoraggiato a raccogliere la sfida del web. "Mentre vi ringrazio del servizio che rendete alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, vi esorto - ha scandito
Benedetto XVI - a percorrere animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La
nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere
Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce
in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità".
L'appello ai giornalisti "Le voci, in questo campo - ha constato il Pontefice - in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano
Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa SIR, accanto ai
periodici cattolici, alla rete capillare dei settimanali diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione
cattolica". "Esorto tutti i professionisti della comunicazione - ha continuato il Papa teologo tra lunghissimi applausi degli
ottomila presenti all’incontro nell’Aula Nervi - a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione
per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in
questo una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel
continuo dialogo con il Signore". "Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino - ha
chiesto infine il Pontefice - a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università
Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza
persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale - ha concluso - entri a pieno titolo nella
programmazione pastorale".
Il cardinal Bagnasco Un ringraziamento a papa Benedetto XVI "per avere accettato di essere nostro pastore e guida" anche nella "prova" e "nei momenti di sofferenza" è stato espresso al pontefice dal presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, ricordando, subito prima del discorso del Papa che oggi ricorre il quinto anniversario dell’inizio del ministero petrino di papa Ratzinger. "Chi crede non è mai solo", ha detto Bagnasco citando il discorso pronunciato dal papa il 24 aprile del 2005, ed ha espresso "dal profondo del cuore, il nostro ringraziamento per avere accettato essere nostro pastore e guida. Con la sua parola e testimonianza - ha aggiunto il presidente dei vescovi italiani - Lei parla alla Chiesa viva e ai giovani, futuro del mondo, mostrando anche a ciascuno di noi la via verso il futuro". Bagnasco ha poi affermato la fedeltà dei vescovi italiani al magistero del papa, "vero anche quando sperimentiamo la prova" e nei "momenti di sofferenza".
Aprendo il suo discorso, il Papa ha ricambiato il saluto riconoscendo "l’affetto e la vicinanza della Chiesa che è in Italia al mio servizio apostolico" e "la fedele adesione a Pietro di tutti i cattolici di questa amata Nazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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