Riccardo Cervelli
Oggi il tema del welfare aziendale è divenuto di grande attualità. Ma è giusto precisare che le aziende italiane hanno iniziato a offrire servizi per il benessere dei propri dipendenti già 50-60 anni fa. In anni più recenti si è assistito alla nascita di nuovi servizi, come il ticket sostitutivo del servizio di mensa. «E ancora meritano di essere citati - ci spiega Marco Araldi, general manager di Marsh spa, sede italiana di una delle più grandi multinazionali dell'intermediazione assicurativa e della consulenza nella gestione dei rischi - i fondi di previdenza complementare creati o da singole aziende o da associazioni di categoria».
Novità degli ultimi anni sono le leggi che hanno consentito alle aziende di offrire ai dipendenti la possibilità di convertire i premi di produttività (fiscalmente agevolati) da cash a servizi di welfare rientranti in categorie quali l'assistenza sanitaria integrativa, il trasporto collettivo nel tragitto casa/lavoro, il rimborso di spese d'istruzione, quello delle spese per assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti, beni in natura (quali buoni acquisto e carburante) e altri servizi - soprattutto tramite voucher - per lo sport, il tempo libero e la formazione. La legge di Bilancio per il 2017 potenzia le misure incentivanti già previste.
In particolare, gli importi relativi ai premi di produttività assoggettati a fiscalità agevolata aumentano da 2.000 euro a 3.000 euro, mentre viene innalzato da 50.000 a 80.000 euro il tetto massimo da lavoro dipendente che consente l'accesso alla tassazione agevolata.
Welfare aziendale, ovviamente, non è solo quello che è possibile costruire facendo leva sui premi di produttività. «Marsh ha affiancato numerose aziende nella definizione e implementazione di piani di welfare aziendale - sottolinea Araldi e la nostra esperienza ci mostra come il welfare sia considerato anche uno strumento per fidelizzare i propri dipendenti e per attrarre nuovi talenti. Non potendo sempre agire sulla leva degli incrementi salariali, questi servizi rappresentano un modo valido per aumentare il benessere dei lavoratori. Accanto alla previdenza complementare e all'assistenza sanitaria integrativa, risultano quindi in aumento i cosiddetti flexible benefit. In crescita anche il fenomeno dello smart working, ovvero la possibilità di lavorare per uno o più giorni alla settimana da casa».
Di fronte al moltiplicarsi di flexible benefit, comunque, è bene porsi la domanda su quali siano quelli che andrebbero considerati di maggiore utilità.
«La crisi iniziata nel 2008 - ricorda Araldi - ha portato la sanità pubblica ad aumentare la contribuzione alla spesa richiesta cittadino e si sono allungate le liste di attesa. Alcune polizze sanitarie, dal costo molto accessibile, permettono di accedere a servizi di alta qualità in tempi rapidi in caso di necessità.
Una persona previdente non dovrebbe non tenerne conto».Un altro esempio interessante di flexible benefit di valore è il rimborso di spese scolastiche, in particolare quando si tratta di rette universitarie e di acquisti di libri.
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