Occhio al freddo in casa: ecco perché può far male agli anziani

Secondo studi recenti, la temperatura ottimale per gli anziani va dai 20 ai 24 gradi. Ecco cosa succede quando il termometro scende

Occhio al freddo in casa: ecco perché può far male agli anziani
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Anche la temperatura presente nelle case può influire sul benessere degli anziani. A dirlo è il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell'Harvard Medical School, che hanno collaborato con i colleghi del Marcus Institute for Aging Research di Boston. Il benessere psicofisico delle persone in avanti con gli anni è strettamente legato anche alle condizioni di caldo e di freddo, ecco perché è bene monitorare la temperatura che abbiamo all'interno delle nostre case.

Secondo le ultime normative vigenti, all'interno delle abitazioni è consentita una temperatura massima di 22°C. Stando alla relazione sopracitata, pubblicata lo scorso dicembre sulla rivista Gerontology, per garantire agli anziani il giusto benessere il termometro dovrebbe mantenersi intorno ai 20-24 °C. In caso di calo della temperatura, aumenta il rischio di disturbi psicofisici, a partire dall'attenzione.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno esaminato un gruppo composto da cinquanta over-65. Seguendo da vicino i soggetti, si è capito che troppi anziani, spesso a causa delle scarse condizioni economiche, soffrono il freddo d'inverno, e le loro facoltà cognitive ne risentono. Per timore di spendere, non portano mai la temperatura al range consigliato, ma ciò è fortemente dannoso e può tradursi in veri e propri disturbi d'attenzione.

In Italia vige la norma - risalente a ottobre 2024 - secondo la quale la temperatura all'interno di una casa dovrebbe mantenersi attorno ai 20°C, con una tolleranza massima di circa due gradi. Sono in tanti, però, a preferire il freddo per tentare di risparmiare, specie per via dei costi sempre più elevati. Si tratta di un problema che tutti i governi dovrebbero prendere in considerazione, perché può avere degli effetti anche sulla sanità pubblica. Oltre a promuovere opere a favore della resilienza climatica, viene suggerito di mitigare certe restrizioni sui riscaldamenti. Ciò si tradurrà comunque in un vantaggio per le spese future. In Italia, infatti, si spendono 23 miliardi di euro per le demenze, e a questo vanno poi aggiunti ulteriori costi relativi al decadimento cognitivo invernale.

Secondo i ricercatori americani, più che la sostituzione delle caldaie o gli interventi di coibentazione

- che restano comunque di grande importanza - bisognerebbe avvalersi di tecnologie smart capaci di mantenere gli interni delle case a temperature controllate, che garantiscano il benessere degli anziani.

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