Bergamo e Brescia più vicine non potrebbero essere. Città di papi, Giovanni XXIII e Paolo VI, entrambe incarnazione del primo articolo della Costituzione, dunque lavoro, lavoro e ancora lavoro. Imprenditoria nel codice genetico, il che vuol dire propensione al rischio e alla conquista della novità. Vernacoli affini, di uso corrente e comprensibili ai soli oriundi. Vero: si duella nel calcio e nel conquistarsi i podi europei in materia di eccellenza d'impresa, un anno la medaglia va all'una, l'anno dopo va all'altra. Così come è laconica e austera Bergamo, un crogiolo di valli, mentre Brescia è più estroversa, però limitatamente all'area cittadina, lacustre e della Franciacorta, perché spingendosi verso le cime, specie camune laddove la preistoria è incisa sulle pareti (sito Unesco), l'uso della parola si fa parco. In breve, le affinità elettive delle due province superano le divergenze.
Vincente dunque l'idea di unirle facendone la capitale della cultura 2023. C'è chi si è impegnato a tessere un'unica tela di eventi. Si muovono in questa direzione i due conservatori, con concerti condivisi tra gli studenti, e così pure Bergamo Jazz Festival e il Festival Organistico di Bergamo che, forte dei trent'anni di attività, per l'occasione ha generato un gemello a Brescia destinato dal 2024 a vivere di vita propria. Il laboratorio di sempre degli intrecci cittadini è il Festival Pianistico che da 60 anni fa collaborare le due città ospitando il meglio del pianismo internazionale.
C'è chi non getta ponti oltre provincia, ma in compenso lo fa al suo interno. Nel bresciano Palazzo Martinengo si fanno dialogare i lavori dei grandi bresciani (da Foppa a Moretto) con quelli dei grandi bergamaschi (da Moroni a Lotto). La galleria GAMeC di Bergamo coproduce installazioni con il Kilometro Rosso, campus d'eccellenza dove convergono menti, università e aziende visionarie per fare ricerca, innovazione e impresa. E sempre il Kilometro Rosso guarda oltre confine e realizza con il CSMT di Brescia la rassegna «Il Rosso e il Blu».
C'è chi si veste a festa sfoderando il meglio di sempre. Come il caso del Teatro Grande di Brescia che mette a segno una serie di colpi: si va dalla presenza del direttore dei Berliner Kirill Petrenko, alla testa dell'Orchestra della Rai, a quella dell'estroso Teodor Currentzis e di Antonio Pappano. Altro nome di lusso è quello di Quentin Tarantino che ha scelto Brescia come unica tappa per presentare il suo libro Cinema Speculation. E sempre al Grande si assisterà a Madama Butterfly con il soprano italiano più intrigante del momento, Eleonora Buratto, nel ruolo del titolo in una nuova produzione cui hanno concorso i teatri lombardi, di Lucca e di Tallinn.
Picchi e cadute. Il Festival Donizetti di Bergamo propone il menu consolidato, e tramite la sua Fondazione inserisce un piatto nuovo, ma fuori luogo e soprattutto fuori tempo. È l'opera Raffa in the Sky, operazione da 674mila euro sostenuta da privati fra i quali manca però il ventilato TIM che prima ha vagliato e poi bocciato il progetto. È un'opera, non un musical, sottolineano gli addetti ai lavori, in omaggio a Raffaella Carrà, professionista straordinaria ma della tv dell'altroieri. Dopo i rifiuti di una serie di compositori, l'invito a tradurre in un'opera il mondo della Carrà è stato raccolto da Lamberto Curtoni, mentre del libretto si occupano Renata Ciaravino e Alberto Mattioli. La regia è di Francesco Micheli, direttore del Festival Donizetti.
E veniamo all'occasione perduta di Bergamo, capitale dell'imprenditoria ma che stenta a capitalizzare un nome potente come quello del bergamasco più internazionale che vi sia: Gaetano Donizetti. Il Festival di Bergamo proporrà sì Lucia di Lammermoor (in francese), il capolavoro assoluto di Donizetti, ma è la Scala a metterne in scena, fra aprile e maggio, un'edizione di vaglia per interpreti e allestimento. Improvvido comparare l'offerta del gran teatro di Milano con quella di un teatro di provincia? Non è così che ragiona Salisburgo, la città di Mozart, quando si confronta con Vienna, capitale del Paese e della Musica. Attorno a Mozart ha infatti costruito un festival che primeggia nel mondo. Non è così che ragiona l'imprenditoria del territorio, tanto silenziosa quanto ambiziosa. A Bergamo si aspettano i Bombassei (patron di Brembo), i Radici (multinazionale da 1,5 miliardi di fatturato in una valle), i Percassi (Atalanta, Orio Center, Kiko...
) della cultura, i manager e imprenditori capaci di gettare il cuore oltre l'ostacolo e - allegoricamente - trasformare un oggetto impoetico come il freno (Bombassei) in un manufatto talmente bello da aggiudicarsi premi di design.Donizetti attende professionisti con una visione, che sappiano mettere le ali a un Festival che trabocca di potenzialità. La cipria non basta più.
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